Di Fabio Massa
Ieri ho avuto la possibilità di intervistare per la seconda volta dal palco di Direzione Nord il ministro per l’Istruzione e il Merito Giuseppe Valditara. Una volta di più mi ha stupito non tanto la fermezza nei confronti dei ragazzi che sbagliano, ma il buonsenso in tutto quello che dice. Buonsenso nel dire che a un ragazzo che sbaglia non bisogna comminare la sospensione, dunque meno scuola, ma più scuola. Che agli insegnanti bisogna garantire sicurezza ma che loro devono garantire autorevolezza. Che gli insegnanti, come tutti quelli che lavorano per lo Stato, hanno una missione, una missione importantissima e quasi eroica. Che però gli insegnanti – e ogni riferimento mio alla professoressa che ha lavorato 4 anni su 24 è puramente voluto – devono lavorare, lavorare, lavorare. E non truffare il loro datore di lavoro, che sono i ragazzi. Valditara ha annunciato riforme nel solco governativo della sicurezza stradale, e anche qui è una buona idea: l’educazione stradale è una parte fondamentale dell’educazione in generale, e la scuola deve fornire – insieme alla famiglia – i giusti strumenti. In questo senso Valditara ha detto che molti ragazzi non sanno quello che rischiano, se uccidono qualcuno con un’automobile, e mi è venuto in mente mio padre che mentre facevo le guide mi urlava che il mezzo è un’arma, e che può uccidere. Come un proiettile del peso di 10 quintali, può sfondare qualunque cosa. Bisogna stare attenti, attentissimi. Valditara ha parlato dell’importanza degli istituti professionali. Del fatto che non tutti hanno la stessa intelligenza, e che chi ha fatto il liceo non deve pensare di essere più intelligente di chi ha fatto il cuoco. Vero, verissimo. Ha detto che la nostra scuola è classista, che ha smesso di essere l’ascensore sociale. Ha detto cose giuste, Valditara. E a me non interessa tutto il resto, di che colore sia, le dichiarazioni strumentalizzate. A me interessa che ha detto cose giuste. E per questo gliene rendo merito.