Esuberi alla Uber Eats: l’azienda che opera nel settore delle consegne di cibo dalla app online ha annunciato la cessazione definitiva dell’attività in Italia e la conseguente chiusura degli uffici, con il licenziamento di 49 lavoratori, per la quasi totalità concentrati nella sede centrale di Milano. Lo segnala la Cisl del capoluogo lombardo. Uber Eats ha una sede principale a Milano e altri uffici a Roma, Torino e Napoli considerati solo di ‘appoggio’, afferma il sindacato, che ricorda come la società che ha da poco annunciato di chiudere le attività in Italia, operi nella penisola dal 2019, attraverso una rete di collaboratori occasionali o autonomi con partita Iva, oltre ai 49 dipendenti diretti. “I dipendenti – osserva Massimiliano Genova, operatore della Fisascat Cisl di Milano – pagheranno le conseguenze di quella che l’azienda considera una crescita non in linea con le aspettative, anche se la sua è una delle App più utilizzate per acquistare cibo da consumare a casa. Stigmatizziamo con forza una scelta fatta per meri interessi economici, senza considerare l’impatto sociale sui lavoratori, diretti ed indiretti”. “In queste settimane – aggiunge Genova – sarà avviato il confronto con Uber Eats per conoscere il percorso di uscita previsto per i lavoratori. Come Fisascat Cisl chiederemo sia all’azienda che alle istituzioni l’immediata revoca di questa decisione e la definizione di misure di tutela per la totalità delle persone coinvolte. Non dimentichiamo che i dipendenti diretti possono accedere alla Naspi, mentre tutti gli altri collaboratori non hanno diritto ad alcun sussidio”. L’azienda, nella comunicazione di avvio della procedura di licenziamento inviata ai sindacati, ha dichiarato che non è ipotizzabile alcun ricorso ad ammortizzatori sociali, conclude la Cisl milanese, ricordando che il gruppo Uber “non intende comunque abbandonare del tutto l’Italia, ma si concentrerà sui servizi di mobilità, con gli Ncc, dove registra una crescita importante”.
Le parole di Massimiliano Genova a Radio Lombardia