Di Fabio Massa
Capisco che in Italia c’è una sensibilità incredibile verso alcuni tipi di parole. Passamontagna, brigate, rimandano un periodo buio della nostra Storia con la quale una buona parte della politica italiana non ha ancora fatto i conti. In molti evocano oggi il periodo fascista, e quelle parole d’ordine sono oggetto di una ipersensibilità. Ancor di più quelle che riguardano le Brigate Rosse, l’unico vero tentativo di sovvertire l’ordinamento democratico di questo Paese avvenuto dal dopoguerra ad oggi. E però, forse dobbiamo ricondurre tutto a una giusta dimensione, leggendo le parole di Beppe Grillo. Che ha fatto delle parole forti, degli slogan urlati, dei “vaffanculo”, degli insulti il suo modus operandi e il suo stile. E ci ha vinto pure le elezioni, quindi evidentemente ha avuto ragione lui. Comunque, Beppe Grillo ha invitato a fare le “brigate di cittadinanza”, a mettere il passamontagna per fare lavoretti socialmente utili. Questo vuol dire reintrodurre le Brigate Rosse? Oppure vuol dire esagerare, spararla grossa, usando parole inopportune? Non ho alcuna simpatia per Beppe Grillo, che credo sia stato un danno per questo Paese di una portata ancora poco quantificabile. Non ho alcuna simpatia per il Movimento 5 Stelle, che per questo Paese è un danno assai quantificabile in tutti i miliardi spesi per l’inutile e dannoso reddito di cittadinanza e per regalare a chi se lo poteva permettere una ristrutturazione di casa pagata dallo Stato. Non ho alcuna simpatia per Giuseppe Conte, la cui gestione della pandemia è stata pessima, l’atteggiamento con la Lombardia da paraculo, i messaggi a reti unificate insopportabili. Eppure, su questa cosa del passamontagna e delle brigate, anche meno stress, per piacere. Anche più calma. Anche più serenità. Sennò facciamo come con il pericolo fascismo, ma a parti invertite.