Berlusconi, Delpini e Ally McBeal. Un commento sull’omelia funebre

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Di Fabio Massa

Mi arriva oggi, di fronte a quelli che criticano l’omelia di Delpini, un ricordo antico (e forse in parte sbagliato) di un vecchio telefilm che trasmetteva una rete Mediaset (credo). C’è questa avvocato bionda, magrissima, divertente, protagonista della serie. Un giorno si trova a fare un discorso funebre per una persona non amata da nessuno, e che nessuno andò ad omaggiare al suo funerale. In chiesa, solo qualche sagrestano. Non sa che cosa dire, e allora prende il podio, balbetta un po’ e alla fine sputa fuori: “Suo fratello era peggio di lui”. Non c’è alcun riferimento a Berlusconi, ovviamente, perché il fratello dell’ex premier è una persona degnissima, perché la chiesa e la piazza erano pieni, e anche perché non penso che sia stato odiato da tutti, ma solo da alcuni. In effetti, come ciascuno di noi ma solo su scala più vasta perché più persone ritenevano di conoscerlo. E allora perché mi è venuta in mente questa storiella? Perché se si vuole, se ci si sforza, si trova il bene in chiunque. Gli uomini, salvo rarissimi casi, non sono mai bidimensionali, non sono mai o bianchi o neri. Si può trovare qualcosa di buono in chiunque. Basterebbe capire questo per comprendere che Delpini ha fatto solo quello che una persona normale, un prete, fa dal podio di una celebrazione funebre: cerca del bene in un morto per ispirare i vivi. Non di certo una dissertazione storico-scientifica su un leader politico. Il problema che qualcuno è talmente cretino da non capirlo è una questione che dovrebbe preoccupare solo chi non ci arriva.

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