Sanità, campagna Pd lombardo per denunciare mala gestione

Un sito per denunciare la malagestione della sanità lombarda. Lo lancia il Gruppo regionale del Pd che sta portando avanti una campagna di denuncia contro le storture prodotte dalle riforme sanitarie volute dal centrodestra.

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Un sito (www.conlasalutenonsischerza.it) per denunciare la malagestione della sanità lombarda. Lo lancia il Gruppo regionale del Pd che da anni sta portando avanti una campagna di denuncia contro le storture prodotte dalle riforme sanitarie volute dal centrodestra, e che culminerà nella presentazione di una legge di iniziativa popolare proprio per puntare a rivedere completamente il sistema sanitario lombardo. Lo hanno presentato, stamattina, al Pirellone, il capogruppo Pierfrancesco Majorino e il capodelegazione in III Commissione Sanità Carlo Borghetti. “La nostra piattaforma, che è di fatto una mobilitazione, si chiama ‘con la salute non si scherza’ perché siamo molto preoccupati per lo stato in cui si trova la sanità lombarda. E d’altra parte proprio l’assessore Bertolaso ha parlato, in consiglio regionale, sollecitato da noi, di ‘anarchia’ – ha spiegato Majorino –. È una diagnosi che condividiamo, ma riteniamo anche che sia rimasta senza una risposta adeguata da parte della Giunta, che, anzi, è immobile. Ed è preoccupante a maggior ragione dopo aver letto quanto detto dal presidente Fontana, che manifesta la sua inquietudine per le condizioni della nostra sanità. Eppure, di fronte a ciò la sua Giunta non fa nulla. Per questo abbiamo dato il via alla più grande campagna mai fatta in Lombardia di denuncia di quello che accade nel sistema sanitario regionale”. Per il capogruppo dem, a questo punto, ci sono due strade che la Regione può seguire: “Proseguire sul piano dell’immobilismo, e noi allora moltiplicheremo le nostre azioni e iniziative dentro e fuori dal consiglio; oppure, essere disponibili a un cambiamento radicale. Quindi, il centrodestra viene in Aula e ritira la riforma sanitaria per riscriverla completamente, coinvolgendo non solo le opposizioni, ma tutto il mondo sanitario, i suoi professionisti, il terzo settore, le università. Ma se si insiste sulla prima strada, avremo sempre di più tempi di attesa molto lunghi, carenza di medici di base, case di comunità lasciate a metà, scarsezza di posti nelle Rsa o un’assistenza domiciliare inesistente. Non solo un giudizio politico negativo da parte dell’opposizione, dunque, ma la denuncia di quello che vivono quotidianamente donne e uomini della Lombardia avendo a che fare con sistema crollato sulle proprie gambe, ai quali oggi chiediamo di aiutarci, segnalarci i problemi, ciò che non funziona nella malagestione complessiva della sanità”, aggiunge Majorino. A Borghetti ha spiegato come funzioneranno il sito e la campagna: “È una raccolta di segnalazioni molto semplice: ci si registra, si indica la provincia di appartenenza, si segnala il grave disservizio con cui si è venuti a contatto. A partire da tempi di attesa, che dimostrano come ormai si cura meglio chi ha più soldi in tasca. Poi c’è il tema della carenza di medici di base, sempre più grave, per il quale è evidente che ci sono iniziative che possono essere prese a livello nazionale, ma anche a livello regionale, e non sono state prese. Ricordo che per ogni tema abbiamo le nostre proposte presentate da tempo”. Un altro punto fondamentale della mobilitazione del Pd lombardo sono le case di riposo: “Abbiamo sempre più anziani con problemi di non autosufficienza e per contro mancano posti letto in Rsa, senza contare quanto costano. Anche in questo caso, o sei benestante o la retta non riesci a pagartela. È un tema che sta diventando progressivamente sempre più grave e l’investimento è fermo da più di 30 anni alla stessa percentuale di risorse”, ricorda il capodelegazione. E poi, ha aggiunto Borghetti, le case di comunità: “Il traguardo del 2026 si sta avvicinando, ma per ora è bastato cambiare i nomi sui cartelli, senza servizi, senza una loro integrazione”. Infine, l’assistenza domiciliare: “Siamo la maglia nera d’Italia per numero di persone raggiunte a casa propria dall’Adi. Eppure, è fondamentale curare il paziente al domicilio. Anche su questo dobbiamo cambiare radicalmente rotta”.

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