Di Fabio Massa
Io oggi non commenterò la barbarie del Movimento 5 Stelle e del suo presidente Giuseppe Conte, uno dei peggiori leader che l’Italia ha vissuto sulla sua pelle nel suo momento più duro e difficile e aspro della pandemia. E non commenterò neppure la celebrazione un po’ stucchevole del corpo e delle opere del Cav, tanto melensa da risultare ovviamente irreale (e come potrebbe essere differentemente?) Non commenterò l’atteggiamento di Elly Schlein e del Pd, inappuntabile, giusto, rispettoso sia dell’avversario che di alcuni dei suoi elettori – per inciso molto peggiori con l’odio che è sgorgato da tutti i pori travalicando la decenza (una domanda: ma perché non se ne vanno nel M5S?) Io vorrei in effetti oggi solo commentare una sedia a rotelle con sopra un uomo stanco, che probabilmente non capisce più bene la realtà, ai margini politici del suo partito, che ha fatto errori politici nella sua senilità. Un uomo che ha vissuto la vecchiaia nel modo opposto a Berlusconi: non riverito, a volte non rispettato, sicuramente quasi dimenticato: Umberto Bossi. Oggi è la sua fragilità, vicina al feretro del suo amico-nemico, che mi colpisce di più. Quella sua sedia a rotelle e quel rimanere da solo sul sagrato, come nella sua vita.