I giudici del tribunale dei ministri – tutti civilisti, con la presidente Maria Rosa Pipponzi presidente della sezione Lavoro – hanno accolto la richiesta di archiviazione per l’ex premier Conte e l’ex Ministro Speranza “perché il fatto non sussiste”, sposando la linea della Procura di Brescia che aveva sollevato una serie di ragioni e di fatto che hanno smontato l’ipotesi accusatoria dei colleghi di Bergamo. “Va innanzitutto detto che agli atti manca del tutto la prova che le 57 persone indicate nell’imputazione, che sarebbero decedute per la mancata estensione della zona rossa” ai comuni di Alzano Lombardo e Nembro, nella Bergamasca, “rientrino tra le 4.148 morti in eccesso che non ci sarebbero state se fosse stata attivata la zona rossa”. Lo si legge nel provvedimento con cui il Tribunale dei ministri a Brescia ha archiviato l’ex premier Giuseppe Conte e l’ex ministro della salute Roberto Speranza, indagati dalla procura di Bergamo per epidemia colposa e omicidio colposo plurimo per la gestione del Covid in Val Seriana. Si dice “molto sollevato” Roberto Speranza. “Ho sempre avuto fiducia nella giustizia e oggi è emersa la verità” scrive l’ex ministro della Salute su Facebook. “L’Italia, pur tra mille difficoltà e colpita per prima in Occidente – aggiunge – ha dimostrato durante l’emergenza Covid di essere un grande Paese. Personalmente ho fatto davvero tutto il possibile in quei giorni terribili per difendere la salute degli italiani”.
Covid: per Conte e Speranza ‘il fatto non sussiste’
Il Tribunale dei Ministri archivia le posizioni dell'ex premier e dell'ex ministro della Salute: "Manca la prova dei morti senza la zona rossa".