Saviano carceriere di Elly Schlein

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Di Fabio Massa

Avanti così. I partigiani si rivoltano nella tomba. Perché quelli, ovvero i partigiani, avevano tutto da perdere, a partire dalla vita. E combattevano perché erano stufi di un sistema che per vent’anni aveva avvelenato le loro vite, che li aveva fatti letteralmente morire. Quelli, erano i partigiani. Ai quali si riunì tutto il popolo italiano, anche la larga parte che fu fascista, stufo di guerra e distruzione. Quelli erano i partigiani. Ed erano gloriosi, anche se ci furono pagine di quella storia, come nella storia di tutte le guerre, che non lo sono state affatto.

Oggi invece abbiamo un altro tipo di partigiani. Quelli che si sentono tali, ma solo perché rende economicamente. Sono i partigiani che si ispirano non agli anni ’40 ma agli anni ’70. I partigiani da salotto. Michela Murgia e Roberto Saviano su tutti. Gente che se la piglia con un soldato perché fa esattamente quello che hanno fatto tutti gli anni, prima di lui, e tutti i corpi, durante la parata del 2 giugno. Ovvero un gesto con la mano che vuol dire “saluto alle autorità”. Lo prendono come un saluto fascista, e attaccano. Chiedono punizioni. Creano scandalo contro quello che ormai è un conclamato pericolo fascista. Fanno del male alla sinistra, ovviamente, che vorrebbe uscire da questo binomio fascista-antifascista che chiaramente non funziona più, e le urne stanno là a mostrarlo. Ma fanno bene a se stessi perché si connotano, si piazzano, presidiano il loro lettorato. Saviano, denunciato da Salvini perché definì il politico il “ministro della malavita”, fa un lunghissimo video nel quale si dichiara “in ostaggio” da parte del leader leghista. Ostaggio perché Salvini lo ha denunciato. Personalmente, se la mettiamo così, sono ostaggio di almeno 3 persone, di cui una è di centrodestra, e una di centrosinistra (e molto in vista), visto che qualche querela ce l’ho anche io, in corso. Io penso invece che ci sia un ostaggio vip, e che i carcerieri siano proprio Saviano e la Murgia. Si chiama Elly Schlein, si chiama Partito Democratico. Forse lei vorrebbe anche andare un po’ oltre le solite cose sul 25 aprile, il primo maggio, l’allarme democratico perché Fabio Fazio va a guadagnare qualche milione in più lontano dalla Rai e roba del genere. Magari vorrebbe parlare – o almeno lo spero – del fatto che muoiono due persone al giorno sul lavoro. O del fatto che le aziende non assumono perché sono subissate di burocrazia inutile. O magari vorrebbe una piattaforma programmatica da cui ripartire quando Giorgia Meloni non avrà vita così semplice con avversari così scarsi come Saviano&Murgia e dovrà vedersela con le asprezze, quelle vere, del governare.

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