Di Fabio Massa
Sono successe un po’ di cose in Rai, ma in effetti non è successo proprio nulla. Di fatto è cambiato l’amministratore delegato, dopo che quello precedente si era praticamente imbullonato per mesi alla poltrona. Ed è cambiato il direttore generale, peraltro con una persona che conosce benissimo la macchina. Detto questo, non è successo niente di strano, ed è proprio questa la cosa sconvolgente. Che quello che ci dovrebbe dire che la Rai è nei guai non è il fatto che la Meloni abbia occupato le posizioni di potere, ma che ci siano posizioni di potere da occupare. Vediamo di capirci. L’addio di Lucia Annunziata, di Fabio Fazio e Luciana Littizzetto non sono altro che conseguenze di una cosa molto semplice: la Rai è una propaggine della politica, è un’appendice, non è la Bbc, non è una azienda pubblica che fa servizio pubblico. La Rai è da sempre, non da oggi, a rimorchio del governo di turno. E’ talmente evidente da risultare incredibile il fatto che qualcuno si stupisca. Ai tempi della Dc si erano addirittura spartiti le reti, e tutti ad imbarcare e assumere il più possibile, appesantendo i conti che – guarda un po’ – erano sempre e comunque i contribuenti a dover pagare. Al punto che – visto che i contribuenti si erano un po’ rotti le scatole di tirar fuori soldi per un canone – dovettero obbligare tutti a pagare il canone nella bolletta elettrica. Ora, in questo contesto in cui di cose normali non ce ne sono, mi sembra davvero lunare stare a fare polemica sulla lottizzazione. Ma si sa, in Italia anche le cose lunari generano polemiche assai normali.