Allevatore di capre circondato e aggredito da tre lupi nel Comasco

E' successo a Tremezzina, nel Comasco: un giovane allevatore, Raffaele Castellazzi, raggiunto il suo gregge in quota, ha trovato le capre spaventatissime e poco dopo è stato circondato da tre lupi e uno gli è saltato addosso. Persi 15 capi. Coldiretti: urgente un piano di contenimento dei selvatici.

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Un giovane allevatore sale in alpeggio per difendere le sue capre e viene aggredito da tre lupi. E’ successo ieri sera all’Alpe di Ossuccio, in Tremezzina (Como). Momenti di vera paura per Raffaele Castellazzi, salito in alpeggio a controllare il suo gregge dopo che, tra sabato e domenica, il giovane si era accorto che mancavano alcuni capi di bestiame: “Salito all’alpe, ho trovato le mie capre spaventatissime” racconta. “Tutto poi è accaduto in un attimo: mi sono trovato circondato da tre lupi che hanno iniziato a girarmi attorno, uno mi è saltato addosso, ha morso la camicia e mi ha colpito anche sulla gamba: per fortuna di striscio, ma poteva sicuramente finire peggio. Non è più possibile lavorare in queste condizioni, ci sentiamo sotto assedio e siamo stati addirittura costretti a riportare il gregge a valle”. “Un fatto gravissimo” commenta il presidente della Coldiretti interprovinciale Fortunato Trezzi“Non è più rinviabile il piano nazionale per la gestione delle specie selvatiche”. “Quella dei selvatici nelle province di Como e Lecco è una situazione completamente fuori controllo. È ora necessario proteggere i cittadini ma anche salvare gli animali: abbiamo un numero sempre crescente di capi di bestiame sbranati in Alta Lombardia, mentre la stagione dell’alpeggio è ancora all’inizio. Temiamo che il quadro possa solo peggiorare, purtroppo. Anche nelle nostre zone, la presenza del lupo si è moltiplicata negli ultimi anni con il ripetersi di stragi in alpeggio che rischia di portare all’abbandono della montagna”.

La popolazione di lupi è in forte aumento da nord a sud ed è stimata dall’Ispra – sottolinea la Coldiretti – intorno ai 3.300 esemplari, 950 nelle regioni alpine e quasi 2.400 lungo il resto della penisola. Ormai i numeri impegnano le Istituzioni a definire un Piano nazionale che guardi a quello che hanno fatto altri Paesi Ue come Francia e Svizzera per la difesa degli agricoltori e degli animali allevati. Senza dimenticare che le province lariane sono sotto scacco dei cervi e invase da decine di migliaia di cinghiali: anche in questo caso è necessario intervenire urgentemente per il loro contenimento per difendere la sicurezza delle persone e le produzioni agricole. I branchi – sottolinea Coldiretti – si spingono sempre più vicini ad abitazioni e cascine, fino ai parchi, distruggono i raccolti, aggrediscono gli animali, assediano stalle, causano incidenti stradali con morti (è accaduto nei mesi scorsi in Valtellina, a poche decine di chilometri dal confine con le province di Como e Lecco) e feriti e razzolano tra i rifiuti con evidenti rischi per la salute. Il rischio vero oggi è – denuncia la Coldiretti interprovinciale – la scomparsa della presenza dell’uomo dalle aree interne del comprensorio lariano per l’abbandono di intere famiglie ma anche di tanti giovani che faticosamente sono tornati per ripristinare la biodiversità perduta con il recupero delle storiche razze italiane di mucche, capre (come la razza di Livo) e pecore. “Serve responsabilità nella difesa degli allevamenti, dei pastori e allevatori che con coraggio continuano a presidiare le montagne e a garantire la bellezza del paesaggio. Senza i pascoli – conclude Trezzi – le montagne muoiono, l’ambiente si degrada e frane e alluvioni minacciano i centri urbani in un ambito oggettivamente fragile come è, appunto, il comprensorio lariano”.

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