Il solito cinema dei disastri italiani

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Di Fabio Massa

Solito cinema. Abbiamo già visto tutto, ma ogni volta è scandaloso. C’è un evento catastrofico, in questo caso una alluvione. Le fasi che si susseguono sono sempre le stesse, e direi che sono cinque. La prima è di sgomento: tutti sui social pubblicano immagini di fiumi d’acqua, in caso di terremoti di case sbriciolate. La seconda è la rabbia per il mancato allarme: perché non ce l’hanno detto? In effetti in Emilia Romagna l’allarme c’è stato, e in tempo, ma nessuno si aspettava una cosa del genere. La terza è la ricerca del colpevole: perché non sono stati puliti i fiumi, i torrenti, le caditoie e i canali di scolo? La quarta fase è sui fondi: ci sono ma non sono stati spesi, ci sono ma questo e ma quello. La quinta fase è il post alluvione: una bella inchiesta della quale non si vedrà mai la fine. Soldi che alla fine per la ricostruzione non vengono mai assegnati e le case che ognuno si deve sistemare perché sennò aspetta e spera. E poi non se ne parli più, almeno fino alla prossima volta…

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