“Mensa dei poveri”: l’accusa chiede 5 anni e mezzo per Lara Comi

L'eurodeputata di Forza Italia era finita ai domiciliari nel 2019 per corruzione, false fatture e truffa ai danni dell'Unione europea per circa 500 mila euro. La difesa: "E' innocente e lo dimostreremo". Chieste condanne anche per gli ex azzurri Fabio Altitonante e Pietro Tatarella.

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I pm di Milano Stefano Civardi e Silvia Bonardi hanno chiesto una condanna a 5 anni e 6 mesi di reclusione per l’eurodeputata di Forza Italia Lara Comi, finita agli arresti domiciliari nel novembre del 2019 per corruzione, false fatture e truffa ai danni dell’Unione europea per circa 500 mila euro. La richiesta di condanna per Comi è arrivata nell’ambito del maxi processo milanese, davanti alla sesta sezione penale, a carico di una sessantina di imputati scaturito dall’inchiesta cosiddetta “mensa dei poveri” su un presunto “sistema” di mazzette, appalti, nomine pilotate e finanziamenti illeciti in Lombardia, che vedeva al centro l’ex coordinatore di Fi a Varese Nino Caianiello, presunto “burattinaio del sistema” e che ha già patteggiato in passato. Oggi i pm hanno anche chiesto una condanna a 7 anni per l’ex vicecoordinatore lombardo ‘azzurro’ ed ex consigliere comunale milanese Pietro Tatarella, e 3 anni e 3 mesi, con le attenuanti generiche, per l’ex consigliere regionale lombardo Fabio Altitonante, ora sindaco di un comune in Abruzzo. Chiesti, poi, 2 anni (e 30mila euro di multa) per l’ex deputato di Fi Diego Sozzani per finanziamento illecito e con richiesta di assoluzione, invece, per l’imputazione di corruzione. Una condanna a 9 anni e 10 mesi, inoltre, è stata chiesta per l’imprenditore Daniele D’Alfonso.

LA DIFESA: LARA COMI E’ INNOCENTE E LO DIMOSTREREMO

“Il 29 maggio la difesa esporrà le ragioni che militano per una assoluzione di Comi per tutti i fatti contestati. Comi, da parte sua, si professa innocente in relazione alle contestazioni mosse”. Lo spiega in una nota l’avvocato Gian Piero Biancolella, legale della europarlamentare di Fi Lara Comi. “È stata richiesta l’affermazione di responsabilità dell’onorevole Comi senza esporre alcuna motivazione che tenga conto delle risultanze istruttorie dibattimentali tra le quali, a titolo esemplificativo, le dichiarazioni dei coindagati e testimoni che scagionano totalmente la mia assistita”, ha spiegato il legale. “Lo stesso Caianiello ritenuto altissimamente attendibile dalla stessa Procura – aggiunge la difesa – ha escluso che fossero stati raggiunti accordi corruttivi per gli incarichi dati” o per “aumentare l’emolumento dell’assistente parlamentare” al solo “scopo di consentire a questi di retrocedere parte dello stipendio per finanziare Caianiello”. “La motivazione posta a fondamento della condanna è stata esposta in pochi minuti, malgrado la complessità degli argomenti da trattare”, ha proseguito il legale. “Non si è tenuto conto delle prove e delle dichiarazioni emerse in dibattimento che hanno comprovato l’insussistenza di un accordo corruttivo sia in relazione agli incarichi dati da Afol all’avvocato Bergamaschi, sia in relazione all’effettivo maggior lavoro effettivamente svolto dal giornalista Aliverti”, come assistente parlamentare di Comi. “È stata chiesta la condanna anche per parte delle somme percepite dall’assistente Saia – spiega ancora la difesa – quando vi è prova che gli unici soggetti che hanno richiesto una retrocessione a Saia facendosi dare i codici per utilizzare il suo conto corrente e con questo pagarsi viaggi, elettrodomestici e ristoranti sono stati soggetti che si professavano amici di Saia e tali illecite locupletazioni a favore di detti sono documentali”. Nessun elemento, conclude, “neppure indiziario comprova che l’onorevole Comi abbia percepito vantaggi illeciti con retrocessione di parte dello stipendio dell’assistente Saia”.

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