I figli dei nostri figli che non ci saranno

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Di Fabio Massa
Secondo l’ex presidente dell’Istat, Giancarlo Blangiardo, l’Italia – se va avanti così – vedrà una riduzione di residenti di circa 11 milioni. Insomma, passeremmo da 59 a 48 milioni. Il che vuol dire, spiega l’esperto di statistica, che perderemmo più o meno 500 miliardi di Pil all’anno. L’Italia è già un Paese per vecchi, basta accendere sulla Rai, ma arriveremo ad essere uniformemente un Paese di vecchi. E un paese di vecchi è un paese disilluso, stanco, senza slanci né idee. Un paese che fa della conservazione il suo mantra. Praticamente come oggi, ma assai peggio. E quindi, che cosa si fa? Di certo non è vietando la pillola anticoncezionale gratis che si rimedia a questo fatto. Sia ben chiaro: i figli non si fanno per decreto, tanto quanto non si fa il lavoro e non si abolisce la povertà, come aveva detto quel fenomeno di Di Maio che per questo è stato pure promosso come inviato nel golfo. Ma questa è un’altra storia. Il lavoro non si fa per decreto, i figli non si fanno per decreto. I figli si fanno, e gli italiani li vogliono fare come tutti gli altri popoli al mondo, quando ci sono le condizioni non solo socioeconomiche, ma direi addirittura psicologiche per farli. La stabilità, la prospettiva, l’ottimismo, la capacità di rischiare: questi sono gli ingredienti che sbloccano la voglia di maternità e paternità. Ma se il tempo viene impiegato a preoccupare la popolazione per la pandemia, e poi la guerra, e poi l’inflazione, e poi altri mille problemi e questioni e paure, allora non si può pretendere la crescita demografica. Forse insieme a un po’ di cose concrete (per esempio: asili nido a prezzi umani), bisognerebbe ricominciare a mettere il coraggio come primo tra i valori umani.

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