Ultima Generazione e tende: chiedersi se c’è qualcosa da salvare

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Di Fabio Massa
La protesta delle tende bisogna prenderla seriamente. Seriamente. E seriamente bisogna prendere la protesta di Ultima Generazione. Cioè, intendiamoci. Seriamente bisogna dissentire da cretini che sporcano i monumenti con vernice che poi bisogna pagare un sacco di soldi per lavarla via, ma non si può e non si deve far finta di niente. Bisogna scegliere di aprire una linea di dialogo e anche di scontro. Le due proteste, beninteso, sono molto diverse. Ma sono molto poco comprensibili per quella società adulta che tende a confrontarsi con la realtà piuttosto che con l’idealità un po’ fantasiosa di certe posizioni. Entrambe le proteste partono da premesse giuste: la crisi climatica esiste, ed è pesante; il problema degli affitti e dei costi delle metropoli esiste, ed è pesante. In generale quello che i ragazzi nel loro modo secondo me errato stanno cercando di dire è che questo Paese è tarato sui vecchi, con vecchi schemi, vecchie logiche e vecchie prospettive. E i vecchi, a queste proteste, reagiscono in modi assurdi. Per esempio, ai giovani che sono in tenda raccontano di quando loro negli anni ’70 prendevano il treno da Bergamo eccetera. Magari omettono di dire che si sono laureati con il 18 politico, o che poi andavano a sfasciare le città credendo di rivoluzionare il mondo. Quindi, hanno la tipica reazione da boomer. In effetti quel che bisognerebbe capire, nella protesta delle tende, è che cosa pensano davvero questi ragazzi. Perché l’affitto è solo una componente, peraltro minima e pure risolvibile con un pezzo in più di percorso sui mezzi pubblici. Ma dietro c’è un malessere più profondo, una protesta più generalizzata verso una politica che presuppone la polarizzazione tra presunti anti-fascisti che hanno esercitato il potere negli ultimi 10 anni e presunti fascisti che eserciteranno il potere nei prossimi 5 anni almeno. La società non capisce questi movimenti perché questi movimenti – come sempre – propongono cose che sembrano inaccettabili, ma con le quali bisogna farci i conti. Negli anni ’70 devastavano le città, ed era inaccettabile. Eppure in quegli anni sono nate le idee che oggi si confrontano nella classe dirigente italiana (purtroppo c’è stato assai poco dopo). Non buttiamo via la protesta per certi modi imbecilli di condurla. Cerchiamo di capire se c’è qualche idea in mezzo.

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