Si è svolto stamane un sit-in di protesta davanti all’ambasciata egiziana di Roma ed in contemporanea davanti al consolato egiziano a Milano con il sostegno del Festival dei Diritti Umani, della Fondazione Diritti Umani con l’Ordine dei Giornalisti della Lombardia, l’Associazione Lombarda dei Giornalisti, la Fondazione Roberto Franceschi, Articolo 21 e Aidi – Associazione dottorandi e dottori di ricerca in Italia. Durante i presidi è stata letta una lettera inviata dai genitori del giovane ritrovato senza vita a Il Caro il 3 febbraio 2016.
“Buongiorno, ringraziamo tutte le associazioni e le singole persone che oggi, davanti all’Ambasciata d’Egitto a Roma e davanti al Consolato egiziano a Milano, hanno deciso da che parte stare. Sono ormai più di 7 lunghi e dolorosi anni che noi assieme alla scorta mediatica ed al popolo giallo chiediamo verità e giustizia processuale per il barbaro omicidio di Giulio Regeni.
È tempo che l’Egitto dopo innumerevoli vane promesse collabori con il nostro Governo, ed è tempo che il nostro Governo pretenda senza se e senza ma che i 4 imputati per il sequestro, le torture e l’uccisione di Giulio compaiano alla prossima udienza il 31 maggio!
Per questo è importante scandire i loro nomi, perché la notizia del processo a loro carico li raggiunga ovunque si trovino e perché non possano più far finta di non sapere. Laddove non possono arrivare gli ufficiali giudiziari notificando ai quattro imputati l’invito a comparire, arriverà’ l’eco della nostra scorta mediatica, che siete tutti voi. Questo processo si deve fare e si deve fare in Italia, perché non è accettabile che chi tortura e uccide pagato da un regime che il nostro Paese ritiene “amico”, possa abusare del nostro sistema di diritto e godere dell’impunità’. È una battaglia di dignità che riguarda tutti noi.
Grazie di cuore a tutti voi! Famiglia Regeni con Alessandra Ballerini.”
La lettera a Milano è stata letta da Danilo De Biasio, Direttore Festival dei Diritti Umani, in occasione del sit-in a Milano: “Noi non siamo giudici, noi facciamo i giornalisti, facciamo il festival dei diritti umani. Ed è per questo che è un dovere essere qui oggi, davanti al consolato egiziano per dire che i nomi dei quattro agenti che hanno torturato e ucciso giulio regeni devono rispondere alla giustizia italiana e non fare come ora, che fingono addirittura di non essere indagati. È una vergogna a cui bisogna mettere la parola fine.”