Il silenzio reiterato della Schlein, tra vignette e ospedali

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Parliamo della vicenda della vignetta sul Fatto Quotidiano. La storia ha un riassunto molto corto. Natangelo, il vignettista, ritrae la moglie di Francesco Lollobrigida, che è pure la sorella di Giorgia Meloni, a letto con un uomo di colore, che prende in giro il marito che si sta occupando di evitare la “sostituzione etnica”. Fin qui, vabbè, cattivo gusto. Il mondo si divide in due: chi pensa che il modello Charlie Hebdo sia satira da garantire, e chi pensa che il modello Charlie Hebdo sia semplice cattivo gusto che purtroppo non si può vietare.

Da là in poi, capita quel che deve capitare. La Meloni ovviamente si arrabbia, il centrodestra unito invoca le scuse di Travaglio. Il centrosinistra moderato dà la sua solidarietà a quella che – fino a caso contrario – prima di essere sorella del premier, è una donna. Travaglio gongola perché è tornato al centro della scena, senza accorgersi che grazie alla sua vignetta Lollobrigida adesso è intoccabile. E che se anche il Colle fosse (e lo è), arrabbiato nero per le parole “sostituzione etnica”, adesso il ministro e la di lui moglie, sono vittime intoccabili sull’altare di una satira che in effetti sembra molto cattivo gusto.

Ma non è neppure questo quello di cui vorrei parlare. Vorrei parlare della politica del “nemico”. Quando Berlusconi finisce in ospedale, anziano ultraottantenne, riceve gli incoraggiamenti da tutti. La Schlein sta zitta. Tace. Quando la Meloni finisce nel mirino sessista di un giornale la Schlein sta zitta. Tace. Quando deve dire una parola secca sul supporto all’Ucraina con l’invio di armi oppure no la Schlein sta zitta. Tace. Quando deve dire una parola secca sull’inceneritore dice una cosa che però non si capisce. La domanda, quindi, vignette e cognati a parte, è questa: ma quando comincerà a parlare e a dire qualcosa che potrebbe anche far storcere il naso ai suoi molto pignoli sostenitori?

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