#Stopcriminidinatura, la campagna del WWF contro il bracconaggio e altri illeciti

Dal bracconaggio alla pesca illegale, per l’Italia una mappa sempre più fitta di illeciti con strumenti di contrasto ancora deboli: lo denuncia il WWF.

0
185

Mancano banche dati, le norme sono ancora troppo blande, gli hot-spots di illeciti contro natura e ambiente sono sempre più numerosi sulla terraferma come nel mare. Siamo crocevia per un traffico illegale, interno e internazionale, di specie vegetali, animali e parti di essi spesso portato alla luce dalle operazioni condotte dalle autorità in porti e aeroporti. Ma solo il 27% dei procedimenti che riescono ad arrivare a processo arriva a sentenza definitiva di condanna. Con la riforma del processo penale questo numero rischia di diventare ancora più basso. Lo sottolinea il WWF.
Oggetto di questi crimini sono: uccelli della nostra fauna (caccia e bracconaggio, catture di animali vivi, prelievo di uova o pulli di uccelli a rischio di estinzione da destinare a mercati illeciti che fruttano ingenti guadagni ai trafficanti); specie che versano in un grave stato di conservazione come rettili o anfibi, sia autoctoni, sia esotici; pesci d’acqua dolce o specie marine come coralli, ricci, squali, datteri di mare. Frequente è inoltre l’importazione di animali esotici o di loro parti come l’avorio, le corna di rinoceronte, la pelle di tigre o di leopardo.

I crimini contro la natura sono la quarta attività criminale più redditizia al mondo: preceduti esclusivamente dal traffico di droga, dalla contraffazione e dal contrabbando di armi, generano entrate per 280 miliardi di dollari l’anno e costituiscono un settore della criminalità in crescita.
Per discutere delle principali problematiche che riguardano la tutela della biodiversità e il contrasto ai crimini di natura il WWF ha avviato un workshop di 3 giorni coinvolgendo i principali attori, dalla Magistratura alle Forze di Polizia. Il primo appuntamento si è tenuto presso l’Aula Magna della Suprema Corte di Cassazione, era presente anche il ministro dell’Ambiente, Gilberto Pichetto Fratin.

“C’è una diffusa sottovalutazione del fenomeno dei crimini contro la natura, che vanno derubricati da episodi isolati o locali: – ha detto Luciano Di Tizio, Presidente WWF Italia – bracconaggio e traffico di specie protette sono fenomeni criminali che hanno impatti gravi sulla biodiversità. possono essere veicolo di diffusione di patologie e producono ingenti redditi. WWF chiede banche dati efficienti e interconnesse, di potenziare il controllo sul territorio, indebolito negli ultimi anni con la dismissione delle polizie provinciali, e attività di formazione e sensibilizzazione, sia per il grande pubblico che per le forze di Polizia e magistratura”.

Il sistema di repressione di questi illeciti purtroppo ha delle falle: secondo un report del WWF tra il 41 e il 46% degli illeciti vengono archiviati prima del dibattimento, e fra il 38-50% vanno in prescrizione. Solo il 27% degli illeciti di natura arriva a condanna. Non esiste poi una banca dati centralizzata sui crimini di natura, non c’è un tracciamento del fenomeno che provoca ogni anno una grave riduzione del capitale naturale del nostro Paese, nonostante l’Italia sia dotata di un Piano di azione Nazionale “Antibracconaggio”, adottato per dare risposta alle richieste di miglioramento delle azioni di contrasto formulate dall’Unione Europea.  Queste gravi carenze compromettono la capacità di adottare idonee misure di prevenzione e pianificazione e si aggiungono ad un sistema di vigilanza assolutamente inadeguato e un regime sanzionatorio insufficiente a contrastare le illegalità. Chi uccide una specie protetta come un orso, un lupo o un’aquila oggi ha la possibilità di cancellare dalla fedina penale il proprio crimine attraverso il pagamento di una cifra irrisoria (circa 1.000 euro) e, più in generale, chi uccide, pone in commercio, detiene illegalmente animali selvatici, rischia sanzioni bassissime.

 

Il problema dei controlli. Due terzi degli agenti deputati alla vigilanza su questi crimini sono volontari. Il personale appartenente alle forze di polizia è troppo ridotto e non equamente ripartito nel territorio nazionale. Per questo l’azione di vigilanza delle Guardie volontarie WWF è essenziale per supportare lo Stato nel contrasto alle illegalità. Solo nei 5 mesi della stagione venatoria 2021-22 le Guardie WWF della Campania hanno tratto in salvo 120 animali, trasmesso alle autorità 97 violazioni penali, effettuato 77 sequestri ed elevate 25 violazioni amministrative, per un totale di 172 segnalazioni alle autorità. Un bilancio dei soli archetti (micidiali trappole che spezzano le zampe ai piccoli uccelli) raccolti, sequestrati o distrutti nelle Valli bresciane dai volontari WWF e delle altre associazioni impegnate nei campi antibracconaggio, è di oltre 200.000 pezzi.

 

Dal 22 aprile a fine maggio partirà anche una lunga maratona #STOPCRIMINIDINATURA del WWF per informare e sensibilizzare il pubblico sui crimini di natura e che impegnerà tutti i canali social dell’associazione, con storie, approfondimenti e gli Ecotips per agire in prima persona nella lotta ai crimini di natura.

Tra le proposte che verranno discusse nel corso del workshop, il WWF punterà sulla necessità di raccogliere dati per garantire un rapido interscambio tra tutti i soggetti pubblici, favorire una migliore vigilanza sul territorio con sanzioni penali e amministrative efficaci e deterrenti e utilizzare strumenti investigativi come intercettazioni telefoniche, fototrappole. Fondamentale mantenere una formazione e sensibilizzazione di vari comparti della società, con un flusso di informazioni tecniche anche verso magistrati e Forze di Polizia.

 

 

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.