La fuga perfetta di Artyom Uss

Ricostruita l'evasione dell'imprenditore russo ai domiciliari a Milano in attesa dell'estradizione negli Usa: in poche ore è arrivato in Slovenia cambiando più auto, poi è entrato in Serbia da dove è rientrato in Russia con un volo.

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È riuscito a lasciare l’Italia in poche ore in macchina, cambiando più auto e con documenti falsi, attraverso il confine triestino ed è entrato in Slovenia. Poi, è arrivato fino in Serbia e da là è tornato in Russia, forse con un volo. E’ questa, stando alle indagini effettuate finora dalla Procura di Milano, la ricostruzione della fuga di Artyom Uss, l’uomo d’affari russo evaso dai domiciliari a Basiglio (Milano) il 22 marzo, il giorno dopo che la Corte d’Appello milanese aveva dato il via libera all’estradizione richiesta dagli Usa. Da quanto trapela, nelle indagini condotte dai carabinieri e coordinate dal procuratore Marcello Viola e dal pm Giovanni Tarzia, investigatori e inquirenti hanno appurato che l’imprenditore e magnate, figlio del governatore di una regione siberiana molto vicino a Putin, sarebbe stato aiutato nell’evasione da un gruppo operativo composto da meno di dieci persone, pare 6 o 7 in tutto, alcune già identificate e indagate (quattro o cinque in totale) e altre da identificare. La Procura sta indagando pure su un “secondo livello”, probabilmente uomini dei servizi segreti russi che avrebbero organizzato e gestito quel blitz “chirurgico” per portare via il 40enne dall’Italia. Imprenditore che, tra l’altro, quando era ai domiciliari (da dicembre in avanti, dopo l’arresto a Malpensa del 17 ottobre) avrebbe ricevuto varie visite da persone autorizzate dai giudici, una dozzina in totale, tra cui anche personale diplomatico e la sorella. “Sono in Russia! In questi ultimi giorni specialmente difficili persone forti e affidabili mi sono state vicine. Grazie a loro!”, aveva fatto sapere lo stesso Uss il 4 aprile scorso dalla Russia.

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