“Troppo clamore sul neonato lasciato nella culla per la vita”

Lo scrive l'associazione Ai.Bi. - Amici dei Bambini, che ha aperto una Culla per la vita a San Giuliano Milanese e da tempo, sta lavorando a una proposta di legge per rendere obbligatoria l'istituzione di una Culla per la Vita in ogni Comune.

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La culla per la vita del Policlinico - foto Andrea Cherchi da Fb

“Ha suscitato tanto, troppo, clamore, la vicenda del piccolo Enea lasciato nella Culla per la Vita della Mangiagalli di Milano”. Lo scrive l’associazione Ai.Bi. – Amici dei Bambini, che ha aperto una Culla per la vita a San Giuliano Milanese e “da tempo, sta lavorando a una proposta di legge per rendere obbligatoria l’istituzione di una Culla per la Vita in ogni Comune: bastano circa 6 mila euro per approntarne una e, quindi, i costi non sarebbero un grosso problema”. “Il gesto di una donna che ha scelto per il bene di suo figlio e che, se dal punto di vista personale chiede giusto silenzio, dal punto di vista politico e sociale – si legge sul sito dell’associazione – rinnova l’esigenza di una legge per promuovere le culle per la vita e il parto in anonimato”. In Italia, infatti, secondo Ai.Bi. le Culle per la Vita sono solo una sessantina, e distribuite in maniera non omogenea sul territorio: in Basilicata, Molise, Sardegna e Friuli Venezia Giulia, per esempio, non ce n’è neppure una, e anche in quelle regioni dove ce ne sono di più, come la Lombardia non tutto il territorio è coperto.

Sulla decisione dell’ospedale di dare la notizia di Enea lasciato dalla mamma nella culla per la vita si sta aprendo un acceso dibattito. Sotto il post dell’ospedale sono tante le critiche. Il pensiero di molti è che le insistenze perché la donna ci ripensi e torni a prendersi il piccolo rischi di indurre altre donne in difficoltà a scelte più discrete ma più drammatiche per i neonati, come il rischio che vengano abbandonati magari in un cassonetto piuttosto che in una culla per la vita.

 

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