Di Fabio Massa
Oddio, che fastidio le narrazioni. Milano era da buttare via quando c’era la Moratti, perché era chiusa, respingente e grigia. Poi arriva Pisapia e improvvisamente, chiuse le urne, “buongiorno Milano”, ci sono due arcobaleni, tutti i progetti arrivano in fondo (quelli che aveva pensato Albertini e portato avanti Moratti, ma chissene), si aprono i cieli e cade l’acqua che lava via lo smog e l’aria migliora a soli 3 mesi dall’introduzione di Area C e la gente va in giro in bici come in Olanda e sono tutti contenti come nel giardino dell’Eden. Poi arriva Sala e “grande Milano”, diventa internazionale, tutti vogliono Milano, i grandi fondi ci buttano dentro miliardi. Poi torna Sala e improvvisamente, appena un influencer non vuole spendere una fortuna per comprarsi casa, appaiono articoli a gogo sugli affitti spaventosi, come se fossero lievitati in una notte, come la pasta della pizza, e anche che a Milano, visto che c’è la siccità e non piove, si respira aria inquinata, ma in effetti è colpa della provincia – sempre loro, maledetti abitanti del Parco Sud – perché il 40 per cento delle emissioni è causato dalla cacca delle mucche che serve a concimare il terreno.
Che roba incredibile, il meccanismo delle narrazioni. Perché intanto i dati dicono che Milano continua ad acquisire abitanti (forse saranno tutti milionari e non ce ne siamo accorti), e la gente continua a prendere casa anche fuori Milano perché nella realtà Milano non finisce in via dei Missaglia ma va avanti ancora per qualche chilometro. Solo, non si chiama più Milano se non per il milanese imbruttito, ultimo integralista della purezza del “taaac”. Amen, ce ne faremo una ragione delle narrazioni. Di problemi ce ne ne sono, e la politica dovrebbe parlarne seriamente (a quando una riflessione seria sulla Città Metropolitana?), ma non sarà colpa di Sala se non piove, così come la Meloni non è Mosè, e indagare Penati, Formigoni e Moratti per l’inquinamento dell’aria (cosa incredibile ma realmente successa 15 anni fa) era una cagata grande come quella – oggi – di dire che Milano è brutta, sporca, cattiva e ingiusta. Narrazioni, che vanno bene per addormentarsi con la coscienza pulita (o lavata senza candeggio).