“Crociata contro gli affitti brevi, a Milano sono solo l’1,6% delle case”

L'Associazione Italiana Gestori Affitti Brevi fornisce le cifre dei B&B e degli appartamenti per gli affitti brevi a Milano dopo che il sindaco Sala ha detto che bisogna regolare il settore contro il caro casa in città.

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Stamattina airDNA, portale di statistiche e misurazioni degli alloggi promossi digitalmente da Airbnb, registra circa 12.664 case online su Milano Città metropolitana. Il portale Immobiliare.it parla di 97mila alloggi sfitti e di 785mila alloggi totali presenti in città. Su questo totale il 23% è utilizzato per affitti di lungo periodo (media superiore a quella nazionale grazie al fatto che Milano attira 200mila studenti universitari e giovani lavoratori) mentre 27mila sono le case di proprietà del Comune di Milano (di cui 6mila non disponibili per essere affittati perché necessitano di investimenti pubblici). Lo riferisce Aigab, l’Associazione Italiana Gestori Affitti Brevi, sottolineando che gli alloggi promossi on line a Milano con finalità di affitti brevi sono soltanto l’1,6% delle case esistenti in città. Lamentando una “crociata contro gli affitti brevi”, Aigab si chiede se sia “possibile che quell’1,6% di case online, per il 95% di proprietà di singoli proprietari che li gestiscono in modo diretto o li affidano a gestori professionali, siano il problema. Possibile che improvvisamente Milano possa essere paragonata a Venezia che ha tutt’altre problematiche ed emergenze?”. “Dal nostro osservatorio – proseguono dall’Aigab – Milano è una città viva, che attira investimenti che cercano, con regole di mercato e soldi di privati, di colmare vuoti e rispondere ai bisogni di cittadini, viaggiatori, studenti, turisti” e stima – per il 2023 – pari a 350 milioni di euro, di cui 171 milioni (il 52%) vanno ai singoli proprietari degli immobili (per lo più proprietari di una singola casa) mentre il 19,5%, grazie anche al lavoro dei property manager professionali, va direttamente nelle casse dello Stato (17 milioni al Comune come imposta di soggiorno, 36 milioni in cedolare secca, 14,6 milioni in IVA su commissioni alle OTA). “Ci aspettiamo che il settore dia alloggio a circa 2milioni di visitatori, per 6milioni di presenze, pari a circa 990mila prenotazioni. Per ognuna di queste prenotazioni – sottolinea ancora la nota -, i gestori professionali si avvalgono di società specializzate per le pulizie, ci sono corse in taxi, colazioni nei bar, ristoranti, musei, concerti, shopping. E se è vero il dato Istat che ogni turista spende 4 euro per ogni euro speso nel soggiorno l’indotto complessivo degli affitti brevi su Milano è di circa 1,7miliardi, il 17% dell’incidenza totale degli affitti brevi in Italia”. “La domanda che dovrebbe farsi il Comune – conclude Aigab – è: perché ci sono quasi centomila case sfitte a Milano? Perché i milanesi non si fidano ad affittare a lungo termine? Siamo sicuri che la risposta a queste domande sia la restrizione del diritto di proprietà di migliaia di cittadini, affrontare questa esigenza con limitazioni alla libertà d’impresa e al mercato e la gestione pubblica del mercato degli affitti?”.

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