L’ipocrisia sulle intercettazioni

Ah, l'ipocrisia, eterno scandalo italiano. Nelle grandi cose, nelle piccole cose. Dalla bidella alle intercettazioni // di Fabio Massa

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Ah, l’ipocrisia, eterno scandalo italiano. Nelle grandi cose, nelle piccole cose. Ipocrisia sul caso della bidella. Ipocrisia sul caso della penalizzazione alla Juventus. Tutti sanno come funziona. Anche nel caso delle intercettazioni telefoniche è la stessa cosa. Tutti i giornalisti, tutti i giudici, e tutti gli avvocati sanno come funziona.

Tutti ma proprio tutti sanno che non esiste alcun segreto che non venga di fatto diffuso alla stampa

Tutti ma proprio tutti sanno che non esiste alcun segreto che non venga di fatto diffuso alla stampa. Che fa un giro molto basico per avere le carte che servono. O le passano gli avvocati, che hanno accesso all’intero faldone. O le passano i magistrati, che hanno accesso all’intero faldone. I rarissimi casi, ma sono davvero rari, sono le forze dell’ordine, che sono al servizio della parte inquirente. Ma si tratta di casi più rari, oggettivamente. Il fatto è che non c’è intercettazione che non esca, che non venga utilizzata per sputtanare qualcuno. E questo è un fatto. Così come è un fatto che il meccanismo sia ormai perverso: tutti vogliono le intercettazioni perché nessun giornale si può permettere di non averle. E così gente che magari non c’entra niente, che neppure è indagata, finisce nel tritacarne. Questo avviene continuamente. Oggi i pm antimafia dicono che la riforma con la quale il ministro della giustizia Nordio vorrebbe limitare l’uso delle intercettazioni impedirebbe di perseguire i mafiosi e di combattere la malavita.

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