JEFF BECK, leggendario chitarrista rock nella stratosfera dei veri grandi, definito non a caso “Il Chitarrista dei Chitarristi”, ci lascia improvvisamente a 78 anni per una forma letale di meningite batterica. È morto il 10 gennaio 2023 in un ospedale vicino alla sua casa nel Surrey.
Sito e profili ufficiali hanno rilasciato il seguente comunicato nelle ultime ore:
“Per conto della famiglia è con grande e profondo dolore che annunciamo l’improvvisa scomparsa di Jeff Beck. Per elaborare questo tremendo lutto chiediamo il rispetto della privacy in questo momento difficile”.
Classe 1944, Beck aveva raggiunto la notorietà internazionale alla corte degli YARDBIRDS, dove aveva rimpiazzato Eric Clapton e dove venne di lì a poco affiancato per un breve periodo da Jimmy Page (poi fondatore dei Led Zeppelin). La sua personale storia del Rock continua nel THE JEFF BECK GROUP con al suo fianco Rod Stewart (alla voce) e Ron Wood (allora al basso), quando i due erano ancora poco più che degli sconosciuti. Venne anche preso in considerazione dai Pink Floyd nel post-Syd Barrett, almeno secondo la autobiografia di Nick Mason: “Nessuno di noi però tirò fuori le palle per arrivare a chiamarlo davvero!”. Si narra anche che nel 1969 sia stato addirittura approcciato dai Rolling Stones dopo la morte di Brian Jones… Col suo magico “guitar tone”, una tecnica invidiabile in cui prevale l’uso delle dita, una presenza scenica da vendere e uno spessore artistico ad altissimo volume, Beck è sempre stato considerato un guitar-hero a tutto tondo, con un debole per la Fender Stratocaster bianca: ha ridefinito il linguaggio chitarristico sin dagli anni ’70, influenzando il mondo della musica con un’impronta ad ampio spettro, dal jazz rock all’hard n’heavy, lasciando il segno perfino nella scena punk!
Perfezionista esplosivo e vincitore di ben 8 Grammy (tutti per la migliore performance strumentale!), Beck emerge artisticamente negli anni ‘60 al centro del crescente movimento del blues elettrico inglese, come session man e membro di varie formazioni. Finché nel 1974 opta per la carriera solista, costellata anche di moltissime collaborazioni eccellenti (tra gli altri con Simon Phillips, Terry Bozzio, Jon Bon Jovi, Santana, Roger Waters, Jennifer Batten, Carmine Appice, David Bowie, StingSting). Con i due album di platino “Blow by Blow” (1975) e “Wired” (1976) aveva spostato l’equilibrio delle sue influenze dal jazz al rock, fino al funk, in una fusion ricercatissima. Dopo una vita intera vissuta sui palchi di tutto il mondo, lo scorso giugno la nuova collaborazione con Johnny Depp (già negli Hollywood Vampires con Alice Cooper e Joe Perry) che lo considerava il suo mentore: conclusa finalmente l’accesa battaglia legale con la ex moglie Amber Heard, i due avevano collaborato su “18”, un disco a cui l’attore aveva contribuito con due brani originali. Conosciutisi nel 2016, Johnny e Jeff avevano scoperto un’intesa di quelle rare: “Da anni non ho avuto al mio fianco un altro partner artistico come lui. Depp è una forza creativa, è giunta l’ora che la gente lo prenda sul serio anche in veste di musicista”.