Facendo Boris Godunov all’inaugurazione della stagione della Scala “non facciamo propaganda a Putin”: il sovrintendente della Scala Dominique Meyer lo ha sottolineato presentando lo spettacolo del 7 dicembre, che il console ucraino aveva chiesto di non fare. “Non c’è niente che vada contro l’Ucraina”, c’è invece uno spettacolo la cui preparazione è iniziata tre anni fa, un “grande capolavoro”. E “lo ripeto – ha aggiunto – non sono pronto a nascondermi quando leggo Dostoevskij o Puskin”. Secondo il sovrintendente, basta “leggere il libretto di Boris” per capire che “non fa apologia di un regime politico ma l’opposto”. “Vi do due consigli: il primo – ha suggerito Meyer – è leggere il libretto e vedere lo spettacolo, Vedrete che non c’è nessuna propaganda delle autorità russe”. La Scala è stata “la prima a fare qualcosa” allo scoppio della guerra chiedendo a Valery Gergiev, il direttore d’orchestra “amico d’infanzia del presidente della Repubblica russa” di fare una dichiarazione in cui auspicava una soluzione pacifica. Non ha voluto o non ha potuto e l’abbiamo sostituito”. Inoltre il teatro ha organizzato un concerto per l’Ucraina che ha raccolto 380 mila euro e l’Accademia ha ospitato, e ancora ospita, diverse ballerine dell’accademia di ballo di Kiev arrivate con le loro famiglie. “C’è questa tendenza a volte di voler cancellare certi titoli. Va di moda oggi ma io non sono per l’autodafé. Non sono pronto a nascondermi quando leggo i grandi della letteratura russa o anche cinese. Risparmiamoci le polemiche un po’ superficiali – ha concluso -, cerchiamo di capire di cosa si tratta con le cellule del cervello, non con la pancia”. Il sovrintendente della Scala Dominique Meyer è pronto ad incontrare il console ucraino di Milano Andrii Kartysh che gli ha scritto per chiedere di non inaugurare la stagione il prossimo 7 dicembre con l’opera russa Boris Godunov, per evitare il rischio di fare propaganda al regime di Putin.
“Con il console non ho parlato direttamente. Ho risposto alla sua lettera. Lo vedrei domani se volesse – ha detto il sovrintendente a margine della presentazione della Prima -. E’ il benvenuto. Non ho niente contro di lui. Da un certo punto di vista lo capisco perché gli ucraini sono feriti. Tutte le famiglie hanno dei morti, le case distrutte, sono le vittime. Capisco questo atteggiamento, ma non lo posso condividere”. Però “dobbiamo trovare un equilibrio tra l’appoggio che dobbiamo dare alle vittime e dall’altra parte la conservazione del nostro compito artistico. Qui – ha sottolineato – si fa arte e lo si fa in modo consapevole. Sappiamo cosa facciamo, sappiamo di cosa parla il Boris”. Meyer ha ricordato le “cose concrete per il popolo ucraino” fatte dalla Scala, “anche se non è nostro compito”, il concerto di aprile che ha permesso di raccogliere quasi 400mila euro e l’accoglienza ad un gruppo di studentesse ucraine da parte della scuola di ballo dell’Accademia della Scala che ha anche aiutato le loro famiglie a trovare una sistemazione.