Majorino, la scelta identitaria del Pd. La strategia della sua campagna elettorale

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Di Fabio Massa

Finalmente comincia la campagna elettorale. Tutto è andato come il Partito Democratico voleva andasse: candidato unitario e senza primarie. Si chiama Pierfrancesco Majorino, e a Milano lo conoscono tutti. Radicale sui diritti, rappresentante di una sinistra che dialogherebbe volentieri con il Movimento 5 Stelle e molto più difficilmente con il Terzo Polo. Scelta identitaria, quella del Pd regionale. Cerca di blindarsi a sinistra, e così facendo mette in difficoltà anche i pentastellati perché si piazza sulla stessa piastrella di voti: quelli della sinistra-sinistra, lasciando più libera la casella centrale a Moratti&Gelmini. Intanto Pierfrancesco Maran incassa un altro no del partito, e parrebbe anche diventata una abitudine se non fosse che questo no è arrivato dopo una battaglia non personale che ha convinto tantissimi che qualcosa non andava, a livello di gestione della cosa. Il partito si è spezzato, e adesso è responsabilità anche di Maran cercare di ricomporlo. Majorino lo sa: senza Maran rischia di perdere tutta una serie di elettori di centro-centrosinistra che sono comunque attratti da Calenda e Renzi. Per questo ci si immagina una prima opera di pacificazione. Poi, inizierà la campagna. Sarà durissima, perché il tempo è poco e i toni si devono innalzare immediatamente. Majorino attaccherà probabilmente sulla gestione della pandemia, e lo farà mostrando i denti, riportando alla memoria i problemi del 2020. Così facendo prenderà due piccioni con una fava: contro Fontana e contro Moratti. Sul fronte opposto il governatore sta alla finestra, preparando la sua, di campagna. Molto sui temi, molto pacata, con poche polemiche. E’ in discesa, e se la può vivere serenamente. Tornando con la memoria al 2020, alle liti con Conte, al pestaggio quotidiano sui giornali, pare quasi impossibile.

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Luca Levati
La prima volta della mia vita in cui “sono andato in onda” è stato il 7 luglio 1978…da allora in radio ho fatto veramente di tutto. Dai programmi di rock all’informazione, passando per regie e montaggi. Giornalista dal maggio 1986 sono arrivato a Radio Lombardia nel marzo del 1989 qualche giorno prima della nascita del primo mio figlio, insomma una botta di vita tutta in un colpo. Brianzolo di nascita e di fatto il maggior tempo della mia vita l’ho passato a Milano città in cui ho avuto la fortuna di sentire spirare il vento della cultura mitteleuropea. Adoro la carbonara, Finale Ligure e il Milan (l’ordine è rigorosamente alfabetico). I libri della vita sono stati e sono: “Avere o essere” di Fromm, “On the road” di Kerouac, “L’insostenibile leggerezza dell’essere” di Milan Kundera, “Grammatica del vivere” di Cooper e l’opera omnia del collega e amico Piero Colaprico (vai Kola!). I film: “Blade Runner“, “Blues Brothers” e “Miracolo a Milano” quando buongiorno voleva dire veramente buongiorno. Ovviamente la musica è centrale nella mia formazione: Pink Floyd, Frank Zappa, Clash, Genesis e John Coltrane tra i miei preferiti. https://www.wikimilano.it/wiki/Luca_Levati

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