Non si capisce di che cosa si lamentino i milanesi, oggi. Davvero. Si stanno comportando come quei provinciali, loro li chiamano dispregiativamente giargiana, che scoprono cose definite da anni solo quando arrivano sulla soglia di casa loro. Quel provincialismo che si mischia all’ipocrisia: non si leggono i programmi politici e se si leggono si fa finta di non averli letti per lamentarsi alla fine. Per converso, il sindaco Beppe Sala dimostra con Area B tutta la propria forza e la propria caparbietà, e in più la debolezza di una opposizione che fa fatica, elettoralmente quasi irrilevante (almeno stando alle ultime politiche) dalla prima disfatta dell’ottobre scorso alla Waterloo di settembre.
Ma facciamo un passo indietro e spieghiamo quanto detto sopra. Che Milano non voglia più i diesel – ovvero NESSUN DIESEL – di qualunque marca, generazione o altro, è stato detto in tutte le salse. Chi scrive l’ha sentito anni e anni fa. “Nessun diesel” è una affermazione molto più perentoria e molto più precisa del “Milano è una città che aspira ad avere meno auto”. Questa affermazione è stata resa esplicita dal sindaco in carica e dalla maggioranza in carica in decine di occasioni, documenti, prese di posizione: non c’è novità e non c’è sorpresa, per gli onesti intellettualmente. Eppure i milanesi belli tranquilli si sono comprati i diesel euro 5. Non vado a disquisire se sia oggettivamente giusto o sbagliato vietare i diesel, non ne faccio una questione tecnica, e neppure di merito. Ne faccio una questione di metodo: il sindaco che è stato rieletto a larghissima maggioranza aveva dichiarato detto e sottoscritto che avrebbe voluto e potuto vietare i diesel tout court in tutta la città. Non lo sapevate? E’ un problema vostro, è una vostra colpa. Per una volta che un politico vi dice tutto dall’inizio e poi agisce coerentemente, come fa un popolo civile ed istruito come quello milanese ad indignarsi? Perché la verità è che alla fine la scommessa di Sala è che i milanesi, dopo una prima fase di mugugno, ne prenderanno atto. E una volta che ne hanno preso atto, lui potrà dire – a ragione – di aver incassato un successo innegabile. Il successo di aver fatto quello che voleva lui, senza cedere di un millimetro. Quale sindaco, nel passato, ha potuto fare quello che sta facendo Sala? Forse, il secondo Albertini, a cui Sala somiglia molto nel piglio anche se non nelle politiche.
Riflettiamoci: forse che la ciclabile di Corso Buenos Aires non sia stata contestata? Eppure nessuna marcia indietro. Forse che Area C non sia stata osteggiata? Eppure nessuna marcia indietro. Forse che sulla vendita degli immobili del Comune qualcuno non abbia storto il naso? Eppure nessuna marcia indietro. Pare quel motto degli alpini: quando una cosa è decisa, si fa. E si fa perché non solo l’opposizione è debolissima, e non solo perché la maggioranza è al rimorchio assoluto di Sala, ma anche e soprattutto perché la degenerazione dei corpi intermedi cittadini è arrivata a un punto irreversibile. Se addirittura la Cgil di Milano, il più grande raggruppamento sindacale italiano, ha sparato a palle incatenate da una pagina del più grande quotidiano italiano, il Corriere, e la risposta è stata: niente marcia indietro, che cosa se ne deduce? Che questa amministrazione può farlo, e lo fa. Poi ognuno si può fare un’idea di quel che è il potere senza contrappesi, ma non è questo il luogo né il momento. La verità è che Beppe Sala può, e lo fa. Anzi: lo annuncia, può farlo, e lo fa, coerentemente. E tutti gli altri zitti, o urlano con voci afone fuori tempo massimo, quando ormai è troppo tardi. Questo è la città di Milano oggi.