di Clizia Gurrado
Incontriamo il primo ballerino del Teatro alla Scala Nicola del Freo, che abbiamo applaudito al fianco di Alessandra Ferri in AfteRite – uno dei titoli del dittico firmato dal coreografo Wayne McGregor, andato in scena fino al 7 luglio scorso.
Il 13 luglio Del Freo torna sul palcoscenico del Piermarini questa volta per il suo debutto assoluto come principe Albrecht, nell’iconico e romantico Giselle.
Giselle è Giselle. Balletto romantico per eccellenza. Un titolo che continua a commuovere il pubblico e a coinvolgerlo grazie alla struggente vicenda narrata e alla tecnica e alla sensibilità dell’interpretazione dei protagonisti, nel contrasto fra un mondo solare e un regno popolato di spiriti.
Il Corpo di Ballo si congeda così prima della pausa estiva con una storia d’amore, tradimento e redenzione, costruita tra gioiose feste contadine e il bianco stuolo delle “willi”, affascinanti e spietate creature femminili.
Nicola del Freo, classe 1991, ha tutta l’eleganza e la sensibilità per questo ruolo.
Sei pronto?
Assolutamente sì. Giselle è il sogno di ogni ballerino. Sono felicissimo di poter interpretare questo personaggio. Si trova sempre qualcosa da scoprire anche nei classici.
Chi è questo principe che in un villaggio della Renania medievale fa la sua comparsa vestito da popolano, ingannando la giovane Giselle e causandone la morte?
E’ un giovane principe che trova l’amore per gioco, apparendo in scena sotto mentite spoglie, che scherza con i sentimenti di Giselle ma che quando la perde per sempre si accorge di quello che non potrà mai più riavere e il suo dolore ci arriva potente e profondo.
Qual è il fascino di Giselle?
Giselle racchiude tutti gli elementi del balletto romantico, li esalta in una storia universale e in una struttura esemplare della tradizione. Giselle e il Principe nello sviluppo coreografico, sono chiamati a variare il registro tecnico-espressivo dall’allegria alla disperazione, dalla scanzonata padronanza di sé alla consapevolezza che la vita non ha scopo senza amore.
Qual è il momento più intenso che ti trovi a vivere nei panni di Albrecht ?
Posso dire che quando nel secondo atto Albrecht è in preda alla pazzia davanti alla tomba della sua Giselle, l’emozione è davvero forte. Si tratta di un momento iconico dove le sfaccettature del personaggio emergono tutte grazie anche alla potenza della musica di Adoplhe Adam. Anche in AfteRite la musica di Stravinskij ha avuto un forte peso su noi ballerini e sul pubblico in sala.
Ci racconti come hai affrontato AfteRite?
Per quanto riguarda il balletto di McGregor che parla di una colonia di esseri umani in lotta per il cibo e la sopravvivenza, posso dire che si è trattato di un lavoro molto intenso. Ho avuto due approcci. Il primo è stato quello di lavorare sul modo di muovermi per riuscire a rendere quello che il coreografo voleva comunicare. Con l’arrivo di Alessandra Ferri poi abbiamo lavorato sul rapporto tra il mio personagio e il suo. Un rapporto quasi morboso. Un rapporto di forte tensione emotiva e fisica. Insieme abbiamo dovuto prendere decisioni a livello energetico. Sono molto grato di aver lavorato con Alessandra Ferri, artista generosa che mi ha dato tantissimo.
Cosa accomuna i due balletti, se è possibile farlo?
Diciamo che sia Giselle sia AfteRite si basano su concetti di vita importanti, dove l’amore si pone al di sopra di tutto.
GISELLE
Coreografia Jean Coralli – Jules Perrot
Ripresa coreografica Yvette Chauviré
Musica Adolphe Adam
Scene e costumi Aleksandr Benois rielaborati da Angelo Sala e Cinzia Rosselli
Luci Marco Filibeck
Direttore Valery Ovsyanikov
Corpo di Ballo e Orchestra del Teatro alla Scala
Produzione Teatro alla Scala