Dal -30% sulle rese di frumento e orzo fino al 40% sui foraggi che servono all’alimentazione degli animali, ma si temono produzioni quasi dimezzate anche per il mais e la perdita di un terzo del riso. È questo l’impatto che la siccità sta avendo sulle produzioni lombarde secondo le stime della Coldiretti regionale, mentre nelle stalle le mucche stressate dal caldo afoso stanno producendo fino al 20% in meno di latte.“Senza acqua non è possibile garantire le produzioni di cibo – commenta Paolo Carra, vicepresidente di Coldiretti Lombardia – E’ indispensabile che venga messo in pratica tutto quanto si può fare per tentare di salvare il salvabile. Ci auguriamo che possa diventare operativo quanto prima l’accordo con i gestori degli impianti idroelettrici del Trentino preannunciato dal presidente Fontana”. “A questo proposito – continua Carra – ringraziamo il Governatore e gli assessori regionali che sono impegnati ad affrontare questa situazione estremamente difficile e complessa su più fronti”.
Le produzioni agricole – continua la Coldiretti Lombardia – sono messe a dura prova da una siccità che non si registrava da tempo e che si prefigura addirittura peggiore di quella del 2003. Le ultime piogge cadute sulla regione, infatti, non hanno risolto la situazione. Nonostante una risalita dei livelli di appena 30 centimetri al Ponte della Becca (Pavia) il Po è praticamente irriconoscibile – evidenzia la Coldiretti – con una grande distesa di sabbia che occupa la gran parte del letto del fiume, mentre i grandi laghi del nord che servono come riserve di acqua per le popolazioni e l’agricoltura sono ancora ai minimi, con il Maggiore pieno solo al 26% e quello di Como sceso a poco più dell’11% con una tendenza al calo dei livelli che riguarda anche il Garda che resiste a poco più del 54% di riempimento. La situazione è difficile in tutto il Paese – conclude la Coldiretti – e il conto dei danni dovuti alla siccità nelle campagne italiane è ormai salito a 3 miliardi di euro. Solo nel bacino della pianura padana è minacciato il 30% dell’agroalimentare Made in Italy e la metà dell’allevamento che danno origine alla food valley italiana conosciuta in tutto il mondo.