Ucraina, il 90% degli italiani preoccupato dalla crisi energetica

Caro benzina, bollette alle stelle di luce e gas: praticamente la totalità degli italiani è in ansia per la spesa che avrà più difficoltà ad affrontare in futuro. Lo si legge in una ricerca di Changes-Unipol, elaborata da Ipsos.

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Foto di analogicus da Pixabay

Nove italiani su 10 sono preoccupati per la crisi energetica scatenata dalla guerra tra Russia e Ucraina. Lo si legge in una ricerca di Changes-Unipol, elaborata da Ipsos, in cui viene indicato che il 31% del campione intervistato teme per il caro benzina e il 48% indica nelle bollette di acqua, luce e gas la spesa che avrà più difficoltà ad affrontare in futuro. Preoccupa il 35% degli italiani la dipendenza dalle importazioni di energia, con punte del 48% a Milano, del 42% a Bologna e del 39% a Verona. Il possibile ricorso al nucleare (23%) e il rischio di non dare priorità alla transizione verso le rinnovabili (15%) sono le altre due principali preoccupazioni degli italiani. Verso l’energia atomica si sentono maggiormente esposti la cosiddetta ‘Generazione Z’ (25%) e i ‘Boomers’ (24%), mentre i ‘Millennials’ temono la mancata transizione verde (17%). Dai dati emerge che solo il 15% è pienamente favorevole al nucleare, ma il favore sale a 1 italiano su 2 (50%) nel caso in cui si utilizzassero tecnologie di gestione dell’energia nucleare più sicure di quelle attuali.

Prosegue intanto l’impennata del prezzo del gas sulla piazza di Amsterdam (+3,54% a 130 euro al MWh) e di Londra (+3,94% a 213,97 penny per Mbtu) nel 118/o giorno di guerra tra Russia e Ucraina. La materia prima più dipendente dalle ostilità si muove in controtendenza con il greggio (Wti -4,86% a 104,2 dollari al barile) in attesa delle scorte settimanali Usa. Il rallentamento degli ordini dalla Cina frena il ferro (-3,05% a 731,5 dollari la tonnellata) e l’acciaio (-0,41% a 4.170 dollari la tonnellata), mentre l’oro (-0,16% a 1.830 dollari l’oncia) è poco mosso. Tensione sul frumento, che giace ancora bloccato nei porti ucraini in attesa di un accordo, mentre imperversa la siccità in gran parte dell’Europa, minando i raccolti. Per il grano tenero le quotazioni sono in crescita dell’1,6% a 1.001,25 dollari per 5mila staia, mentre il grano duro sale dello 0,93% a 1.058 dollari.

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