“La Regione Lombardia ha attivato tutte le procedure necessarie per tenere il vaiolo delle scimmie sotto controllo”. Lo ha detto la vicepresidente di Regione Lombardia e assessora al Welfare Letizia Moratti, a margine delle celebrazioni per il 30° anniversario della Direzione Investigativa Antimafia a Palazzo Pirelli, interpellata dai giornalisti sui provvedimenti che la Regione sta prendendo contro il nuovo virus. E’ di ieri sera infatti la notizia del primo caso di positività in Lombardia. Si tratta di un paziente che presentava alcuni sintomi riconducibili al virus. La conferma è arrivata dal laboratorio dell’Ospedale Sacco. “Quindi stiamo agendo dalla segnalazione che i medici di famiglia e i pediatri di libera scelta fanno sui casi, all’isolamento, alla modalità di tracciamento. È una patologia assolutamente sotto controllo”, ha concluso Moratti.
“La situazione non è così preoccupante anche se, bisogna stare attenti e capire da dove il vaiolo delle scimmie è partito, dove si è diffuso e come limitare, tracciando i contatti, una ulteriore diffusione. Certo non è un virus che si candida a generare una pandemia come quella da coronavirus”. Lo ha spiegato ad Agorà, su Rai 3, Massimo Galli, professore di malattie infettive presso l’Università Statale di Milano. E’ un virus a Dna, ha precisato, che ha “una modalità di diffusione efficace ma non per via aerea, ovvero non tramite goccioline da starnuto, c’è bisogno di un contatto più stretto, anche tramite saliva”. La contagiosità “non è bassa” e “si diffonde con efficienza ma non tanto come coronavirus e virus influenzali”. Quanto all’allarme per i rapporti tra omosessuali, Galli afferma: “togliamoci dalla testa l’idea fasulla che si tratti di una peste gay”. Rispetto allo spillover o passaggio da animale a uomo, “quasi certamente i serbatoi potrebbero esser stati alcuni tipi di scoiattoli o alcuni tipi di ratti”. “Non credo che siamo nelle condizioni di riproporre una vaccinazione di massa” contro il vaiolo delle scimmie, “perché una vaccinazione ha i suoi costi in termini di effetti collaterali, soprattutto trattandosi di un vaccino contro il vaiolo. Inoltre esiste un farmaco, anche se non ancora sperimentato in modo significativo sull’uomo – ha aggiunto Massimo Galli – il farmaco in questione è “il tecovirimat ed è disponibile in quantitativi per ora modesti ma sembra utile per tutti i tipi di vaiolo”, ha precisato Galli. Era stato studiato per essere usato “in caso di attacchi di bioterrorismo con vaiolo e inibisce una proteina cruciale per il virus”, la P37, e conservata al 98% in tutti i virus del vaiolo. Quindi, ha concluso, “non siamo messi così male”.