Quasi un italiano su due afferma di soffrire di malesseri psicologici per motivi legati al proprio lavoro mentre negli Stati Uniti imperversa il fenomeno della “Grande dimissione”, con 4,3 milioni di professionisti che hanno abbandonato il proprio impiego nel solo mese di agosto 2021 , cifra che sale a 20 milioni facendo partire il calcolo da aprile. E fenomeni analoghi si riscontrano in altri Paesi, come Germania e Regno Unito. Nel mondo riemerso dalla pandemia, insomma, sempre più cittadini sembrano interrogarsi sul ruolo del lavoro nella propria vita e nella società che li circonda. Lo hanno fatto – in tempi non sospetti – anche due appassionati osservatori: Paolo Iacci e Umberto Galimberti, il cui “Dialogo sul lavoro e la felicità” (Egea, 2021) è in libreria.
Il lavoro è una via per la felicità o una maledizione a cui è impossibile sottrarsi? Il confronto tra Iacci, esperto di risorse umane, e Galimberti – filosofo, accademico e psicoanalista – nasce da una domanda che in pochi sembrano avere il coraggio di porsi seriamente, senza cadere nella tentazione di derubricarla a inutile speculazione o alla chiacchiera da bar. Nonostante la questione tocchi – nel profondo – ciascuno di noi.
Ascolta l’intervista a uno dei due autori, Paolo Iacci