Le critiche invidiose del giornalismo italiano

Il problema è che come al solito, il web tutto, le testate progressiste italiane e tutte le altre, insorgono pure contro il conduttore // di Fabio Massa

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La storia è questa, ed è semplice. Sergei Lavrov è il ministro degli esteri russo. In pratica uno degli uomini più vicini a Putin. Accetta di essere ospitato per un’intervista televisiva in un canale italiano, ovvero Rete 4, a “Zona Bianca”. Il conduttore è Giuseppe Brindisi, un giornalista esperto con 30 anni di mestiere. Lavrov va in tv, in una tv italiana, e di fatto dice quel che gli pare. Anche follie belle e buone, propaganda russa.

Del resto è il ministro degli esteri russo, che cosa pensavate che avrebbe detto? Che ha ragione l’Ucraina? Fin qui, siamo nel campo dell’ovvio.

Ogni giornalista sa che un ospite superbig detta le regole
Il problema è che come al solito, il web tutto, le testate progressiste italiane e tutte le altre, insorgono pure contro il conduttore. L’accusa è una sola: avresti dovuto interromperlo, avresti dovuto contestare. Chi avanza questa critica non è gente normale, ma giornalisti.

E qualunque giornalista sa perfettamente che quando hai un ospite superbig le regole le fa lui, e non tu. Tu ti sottometti. Cosa pensate che abbia fatto il direttore del Corriere Luciano Fontana nell’intervista odierna al Papa? Che avesse la libertà di chiedergli dei corvi in Vaticano, o della pedofilia o degli interessi economici della Chiesa? Pensate che a livello di cronaca locale, anche per gente che non è il Papa o Putin, il sindaco – se è molto richiesto – non metta le sue regole? Le pone una qualunque soubrette o un qualunque calciatore – non averte idea dei calciatori quanto rompono – e volete che non le metta l’uomo di Putin?

 

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