“Expat”, di Isabella Sorace, uscito di recente per conto di MnM & Amolà, racconta la storia di un “expat” insieme a tutto ciò che significa umanamente, professionalmente. “Expat” è un cervello in fuga, che lascia l’Italia.
Più che cervelli in fuga, molti expat sono semplicemente in cerca di un posto, di un momento, di una persona da chiamare casa. Perché per una ragione o per un’altra, il luogo da cui provengono non lo sentono come tale. La definizione expat contiene in sé un senso indefinito di precarietà, prelude a una condizione temporanea. Per questo, almeno una volta nella vita, ogni expat prova la sensazione di non appartenenza. Vivere all’estero è un’esperienza complessa e costellata da emozioni diverse, legate a doppio filo al momento che si sta vivendo e alle motivazioni che hanno spinto alla partenza. Significa fare i conti anche con l’incertezza del rimanere. È possibile allora costruire un nuovo senso di appartenenza?
Bergamasca di nascita, classe 1989, laurea specialistica in finanza alla Bocconi di Milano, svizzera d’adozione, Isabella ha lasciato l’Italia per la prima volta nel 2013. Da allora, ha traslocato circa undici volte: nella stessa città, o cambiando nazione.
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