Pnrr, 110%, transizione ecologica, ora la guerra. La filosofia dei soldi infiniti

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I soldi sono infiniti? E’ quello che mi chiedo leggendo, da ormai due anni a questa parte, di ogni misura che viene adottata dal Governo. Sarà che ho passato anni, anzi, meglio, gli anni migliori della mia vita, quelli durante i quali mi avrebbe fatto comodo una politica di crescita, a sentir parlare invece di austerità e risparmi. Però tutto questo spendere qui e spendere là davvero mi disorienta. Mi spiego: abbiamo passato anni a sentire l’Europa parlare di pareggi di bilancio, di bilanci più stretti, di conti che dovevano stare in ordine eccetera. Anni e anni. Mentre i governi tagliavano i fondi alla sanità, tagliavano i fondi alla scuola e alla ricerca, e bloccavano il turnover degli Statali, e non realizzavano le infrastrutture. Insomma, tutto fermo perché non ci sono soldi. Ho seguito, in 22 anni di carriera, migliaia di consigli comunali di centinaia di comuni. Sotto bilancio, sempre la stessa storia: non ci sono i soldi. In un paio di occasioni l’ho pure visto da dentro, il bilancio comunale: lunghi papiri di numeri e codici con i politici che ci si rompevano sopra la testa. Che cosa tagliamo? La mensa gratis oppure gli aiuti alle famiglie povere?
Adesso invece, dopo due anni di pandemia e 20 giorni di guerra, pare che i soldi siano ovunque. Il Pnrr promette piogge di denari, il Parlamento ha approvato l’incremento al 2 per cento del PIL dei fondi sulla difesa, si sono aperte assunzioni massicce di Statali. Sulla sanità si dice che ci sarà una iniezione senza precedenti di fondi pubblici. E l’Europa spinge: spendete spendete spendete. Spendete subito, spendete tutto, spendete bene. Oggettivamente siamo in ripresa, a livello economico, malgrado quel pazzo criminale di Putin.
Però qui le cose sono due. O abbiamo vissuto per vent’anni in un sistema (stimolato dai vincoli europei) in cui ci tenevano con le mani legate, colpevolmente. E allora voglio le teste dei responsabili di vent’anni di sacrifici inutili, a partire da Monti. Oppure stiamo spendendo troppo anche adesso. E quei conti li pagheranno i nostri figli. Ogni cosa che andiamo a finanziare è indubbiamente giusta. Come si fa a non investire nella transizione ecologica con il 110 per cento? Come si fa a dire di non investire nella sanità? Come si fa a dire di non investire nella difesa con una guerra in corso? Non si può. Esattamente come non si poteva prima scegliere se ridurre del 10 per cento i servizi sociali o se ridurre del 10 per cento i servizi all’infanzia. Sono scelte difficili. Ma io non voglio sentirmi accusato dai miei figli di aver lasciato loro un mondo di debiti, tanto quanto io ho accusato i miei genitori (quantomeno – la loro generazione) di essersi mangiati tutto negli anni Settanta e Ottanta. Penso che sia una preoccupazione legittima.

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