Oggi, “dopo Mani pulite, nessuno può più dire in buona fede che la corruzione non esista. Può al massimo dire: ‘C’è, però ci piace così'”. Lo dice a ‘Il Fatto Quotidiano’ Piercamillo Davigo, intervistato insieme a Gherardo Colombo, sull’impatto, a 30 anni dal suo inizio, dell’inchiesta Mani Pulite. “La questione non è da poco” perché “adesso è in atto un tentativo di restaurazione. Siccome arrivano i soldi del Pnrr dell’Unione europea, sono tutti entusiasti – aggiunge Davigo – immagino che allargandosi di nuovo la torta si possa ricominciare a rubare alla grande. Peccato che siano in larga misura prestiti che bisognerà restituire e quindi, quando la festa finirà, se verrà ripristinato un sistema di corruzione diffusa come quello scoperto da Mani pulite, il risultato finale sarà che ci sarà un’altra catastrofe come quella del 1992. Perché le restaurazioni non durano mai all’infinito”. Tornando sulle conseguenze dell’inchiesta milanese, Colombo ricorda che dopo Mani Pulite, il Parlamento ha cominciato a fare leggi “che riducevano i reati, che toglievano valore ad alcuni mezzi di prova, che dimezzavano la prescrizione. È andata a finire che adesso la vulgata sostiene che Mani pulite è stata una specie di invenzione, che la corruzione non c’era, che abbiamo messo in prigione gli innocenti e fatto una specie di colpo di Stato”.
Mani Pulite, Davigo: “Nuova Tangentopoli sui miliardi del Pnrr”
Lo dice a 'Il Fatto Quotidiano' Piercamillo Davigo, intervistato insieme a Gherardo Colombo, sull'impatto, a 30 anni dal suo inizio, dell'inchiesta Mani Pulite.