Lega: per la difesa di Centemero nessun finanziamento illecito a Radio Padania

Per gli avvocati del parlamentare i versamenti di Esselunga all'emittente del Carroccio non furono un finanziamento occulto ma "pubblicità".

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Dagli atti dell’indagine “non emerge in alcun modo che ci sia stato un accordo illecito per un finanziamento occulto alla Lega” e, anzi, “ciò è stato contraddetto da tutte le testimonianze” nel processo. Lo ha spiegato l’avvocato Giovanni Ponti, difensore, assieme al collega Roberto Zingari, di Giulio Centemero, chiedendo l’assoluzione “perché il fatto non sussiste” per il tesoriere e deputato della Lega imputato a Milano per un presunto finanziamento illecito da 40mila euro concordato, per l’accusa, tra il 2015 e il 2016 con il patron della catena di supermercati Esselunga Bernardo Caprotti, morto nel settembre di 6 anni fa. Il pm Stefano Civardi nella scorsa udienza ha chiesto una condanna a 8 mesi per il parlamentare e la sentenza dovrebbe arrivare il prossimo 14 marzo. Per la difesa, si è trattato di “un finanziamento a Radio Padania” per “ragioni commerciali”, dato che la radio faceva pubblicità al marchio Esselunga, “e non è andato un solo euro alla Lega”. Tra l’altro, ha aggiunto il legale Ponti, “come ha sostenuto anche la Procura tutto venne fatto alla luce del sole”. Per la Procura milanese, invece, “il 13 giugno del 2016 per volontà di Caprotti” sono stati erogati quei “40mila euro alla Lega, camuffati da liberalità nei confronti dell’associazione ‘Più voci'” e “che sono serviti per pagare i debiti della voragine aperta della Lega, che è Radio Padania”. L’avvocato Ponti ha spiegato che “ci fu un’interlocuzione preliminare tra Caprotti e Centemero e, come tutti i testi hanno riferito, fin dall’inizio l’idea era quella di finanziare Radio Padania, la ragione era sottesa a dinamiche commerciali e nessuno ha mai nominato in alcun modo la Lega”. Per “ragioni anche già chiarite da Centemero”, ha aggiunto la difesa, il versamento venne fatto da Esselunga a favore dell’associazione ‘Più Voci’ di cui il tesoriere del Carroccio era legale rappresentante. “Per fare un finanziamento occulto alla Lega si sceglie un’associazione presieduta dal tesoriere del partito? E’ un’ipotesi senza senso quella dell’accusa”, ha proseguito il difensore. Per la difesa, poi, tutto venne fatto secondo le regole, il finanziamento “venne eseguito dall’amministrazione” di Esselunga e iscritto a bilancio. Dall’associazione ‘Più voci’ partirono in seguito due bonifici: uno verso Radio Padania da 10 mila euro e l’altro da 30mila euro verso Mc srl, “una realtà commerciale che faceva merchandising”. Quei soldi, dunque, ha ribadito la difesa, “non sono mai andati al partito e 10mila euro sono stati usati per le spese correnti della radio, nulla – ha concluso – è andato alla Lega”. Nella prossima udienza del 14 marzo arriverà la sentenza.

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