Fino ad allora, di fronte a una malattia che di fatto non colpisce i piccoli, io la penso così. Se dovesse scatenarsi una variante che invece li mette a rischio, allora cambierei idea.
Il problema è che il governo ha fatto qualcosa di incredibile, nel collettivo stordimento per Sanremo e altre scemate. Ha detto che i bimbi non vaccinati devono farsi la Dad in caso di positivi in classe, mentre i vaccinati vanno avanti a frequentare.
Ora, io non la capisco molto questa logica. Se il vaccino difendesse dalla propagazione del virus, potrebbe avere un senso, ma abbiamo visto che il vaccino non ci difende dal virus, ma dagli effetti gravi del virus, che sui bambini semplicemente già non esistono. In compenso però l’obbligo di Dad introduce una discriminazione per un diritto assoluto – e quando si dice assoluto vuol dire Costituzionale, e pure internazionale – dei bambini: il diritto all’istruzione.
Non c’è solo questo: in alcune scuole del milanese ci sono insegnanti che hanno fatto l’appello tra vaccinati e non vaccinati. Questo non va bene. Un tempo si mettevano i grembiuli per non far apparire differenze di ceto e censo tra i bambini. Da sempre andiamo dicendo che non ci deve essere differenza di razza, religione, credo politico. E così insegniamo ai nostri figli l’eguaglianza e combattiamo razzismo e omofobia.
Ma che senso ha insegnare l’eguaglianza se poi lo Stato fa una norma del genere che di fatto crea discriminazioni e differenze in un’età nella quale sono vissute senza la corazza dell’esperienza, della riflessione, della consapevolezza di sé? Peraltro differenze dettate dalle scelte dei genitori, che in questo caso sono ispirate solo alla prudenza? No, non ci siamo. Non sfilerò mai con i no-vax, ma questa la ritengo una grande ingiustizia.