Di Fabio Massa
I numeri sono abbastanza chiari, a vedere i grafici che stanno circolando. Il centrodestra ha qualche grande elettore in più, per il Quirinale. Il centrosinistra qualcuno in meno ma – tanto per semplificare – ci sono oltre 100 peones del gruppo misto che di fatto sono decisivi. Ad oggi la situazione è questa: il centrodestra ha proposto, con vari tentennamenti, Silvio Berlusconi. Il centrosinistra non ha proposto nessuno, dicendo no a Silvio Berlusconi. I peones non sanno che cosa pensare.
Come al solito, la politica italiana si muove nei sotterfugi, nelle conventicole segrete, nel sottobosco. Mai alla luce del sole. In un mondo normale si sarebbe deciso prima di ogni altra cosa l’identikit, e poi si sarebbe proceduto a una scelta. Così le aziende selezionano anche gli operai (con tutto il rispetto per gli operai), figurarsi per il presidente della Repubblica. Invece da noi no: uno propone un nome, l’altro gli dice no. Ma come dovrebbe essere questo Presidente ce lo volete spiegare? Incensurato? Uomo? Donna? Con massimo quanti anni? E con quali competenze? Attenzione: non parliamo di costituzione, perché là c’è scritto molto genericamente quali sono i requisiti. Parliamo delle preferenze che hanno i partiti. La verità è che i partiti non sanno che pesci pigliare. Perché il nome c’è, è buono, ed è importante. Si chiama Mario Draghi. Però tutti vogliono che rimanga Presidente del Consiglio, e non solo perché così garantirebbe la fine della legislatura, con l’agognato stipendio fino all’ultimo mese possibile. Ma anche e soprattutto perché se andasse alla Presidenza della Repubblica farebbe ancor di più, e per ancor più tempo, le proprie scelte senza passare dalle segreterie di partito. E questa è l’unica cosa che i partiti – tutti, anche il Pd – non si possono permettere.