“Con gentilezza. Virtù e stile per il bene comune”, il discorso di Delpini alla città

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“Con gentilezza. Virtù e stile per il bene comune” è il titolo del discorso alla città che monsignor Mario Delpini ha tenuto nella Basilica di Sant’Ambrogio davanti alle autorità civili e militari. “In un tempo di fatica esistenziale per tutti, per il crescere dell’ansia, a seguito della interminabile pandemia, occorre uno stile nell’esercizio dei ruoli di responsabilità che assicuri e rassicuri, che protegga e promuova, che offra orizzonti di speranza, anticipando, nella fermezza e nella gentilezza, il senso promettente e sorprendente della vita, con un agire non tanto e non solo solidale ma sinceramente fraterno, ha esordito l’Arcivescovo di Milano. “In questo nostro tempo confuso, di frenetica ripresa e profonda incertezza, che tende a censurare un vuoto interiore – sottolinea l’Arcivescovo – chi ha la responsabilità del bene comune è chiamato a essere autorevole punto di riferimento con discorsi seri e azioni coerenti, con la saggezza di ricondurre le cose alle giuste dimensioni, di sorridere e di far sorridere”. Delpini pensa anche alle piazze dei no vax . “In un tempo di suscettibilità intrattabile e di esplosioni di rabbie irrazionali, chi ha responsabilità deve tenere i nervi saldi, esercitare un saggio discernimento per distinguere i problemi gravi e i pretesti infondati”.

“In un tempo di clamori esagerati per minuzie e di silenzi imposti dal politicamente corretto, chi ha a cuore il bene presente e futuro del nostro convivere ha il dovere di cercare informazioni affidabili e documentazione onesta, per evitare clamore e distrazioni. In un tempo di aggressività pubblica e privata, di drammi terribili tra le mura di casa e di violenze crudeli, chi si cura della giustizia e della difesa dei deboli deve cercare di capire, di prevenire, di porre condizioni per arginare reazioni furiose e comportamenti delittuosi.  Per il servizio al bene comune, insieme a queste virtù è necessario uno stile che forse possiamo definire con la virtù della gentilezza. Per gentilezza non intendo solo le “buone maniere”, ma quell’espressione della nobiltà d’animo in cui si possono riconoscere la mitezza, la mansuetudine, la finezza nell’apprezzare ogni cosa buona e bella, la fermezza nel reagire all’offesa e all’insulto con moderazione e pazienza”. Un manifesto del buon politico che prende le mosse dal magistero di papa Francesco. Nel discorso  Monsignor Delpini approfondisce in particolare tre virtù: lungimiranza, fierezza e resistenza. L’arcivesco di Milano affronta le sfide di ambiente e lavoro: “La nostra terra è in grado di mostrare come i due beni da custodire e promuovere si possano conciliare. Le buone prassi diffuse chiedono di essere conosciute e valorizzate non come laboratori specifici e appartati, ma come una metodologia per bonificare l’intero sistema produttivo e una sollecitazione a stili di vita personali e comunitari adeguati. I temi sono spesso affrontati con toni aspri e rivendicativi. La gentilezza fa immaginare percorsi più concordi, rispettosi, costruttivi. La gentilezza è il motore delle comunità Laudato si’ che in modo spontaneo ed efficace nascono nella nostra diocesi. La complessità delle situazioni – sottolinea Delpini – l’insistenza della comunicazione pubblica e dei social nel gridare la gravità dei problemi, nel mettere in evidenza fatti di cronaca orribili e sentimenti di rabbia inducono a un senso di scoraggiamento, di rinuncia, di sfiducia nel futuro e nell’umanità”. L’Arcivescovo non dimentica anche un fenomeno che la cronaca pone all’attenzione di tutti, la violenza sulle donne: “È urgente promuovere una capacità di apprezzamento reciproco della pluralità dei linguaggi gentili e contrastare con determinazione l’aggressività dei linguaggi prepotenti, sgarbati, offensivi. Lo scandalo della violenza, in particolare della violenza di cui le donne sono vittime, impone una reazione ferma e una conversione profonda di linguaggi e di comportamenti”. Delpini conclude con un incoraggiamento: “È mio desiderio incoraggiare tutti nella pratica della lungimiranza, fieri della nostra identità ambrosiana e proprio per questo forti nel resistere a ogni illegalità, tentazione divisiva, mancanza di speranza, certi che la potenza d’amore dello Spirito continua ad abitare anche la nostra Milano facendo germogliare infiniti semi di bene”.

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Luca Levati
La prima volta della mia vita in cui “sono andato in onda” è stato il 7 luglio 1978…da allora in radio ho fatto veramente di tutto. Dai programmi di rock all’informazione, passando per regie e montaggi. Giornalista dal maggio 1986 sono arrivato a Radio Lombardia nel marzo del 1989 qualche giorno prima della nascita del primo mio figlio, insomma una botta di vita tutta in un colpo. Brianzolo di nascita e di fatto il maggior tempo della mia vita l’ho passato a Milano città in cui ho avuto la fortuna di sentire spirare il vento della cultura mitteleuropea. Adoro la carbonara, Finale Ligure e il Milan (l’ordine è rigorosamente alfabetico). I libri della vita sono stati e sono: “Avere o essere” di Fromm, “On the road” di Kerouac, “L’insostenibile leggerezza dell’essere” di Milan Kundera, “Grammatica del vivere” di Cooper e l’opera omnia del collega e amico Piero Colaprico (vai Kola!). I film: “Blade Runner“, “Blues Brothers” e “Miracolo a Milano” quando buongiorno voleva dire veramente buongiorno. Ovviamente la musica è centrale nella mia formazione: Pink Floyd, Frank Zappa, Clash, Genesis e John Coltrane tra i miei preferiti. https://www.wikimilano.it/wiki/Luca_Levati

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