Parliamo della vicenda che, riassunta male, riguarda l’Unione Europea che dice di non dire Buon Natale ma Buone Festività, e robe del genere. In pratica pare che siano state pubblicate delle linee guida che invitano i dipendenti dell’Unione Europea a non usare il termine “Buon Natale” preferendo “Buone Festività” per non urtare le sensibilità di chi ha una religione differente. C’è chi giura che le linee guida esistano, c’è chi giura che sia una fake news.
Andando sul sito dell’Unione Europea e della Commissione non si trova nulla da nessuna parte. Pare che sia un “documento interno”. Considerato che bisognerebbe badare solo alle cose ufficiali, partiamo male. Ma si va di male in peggio quando si scopre come la notizia sia stata diramata alle fonti d’informazione italiane: da una interrogazione firmata da un bel po’ di europarlamentari cattolici che ne fanno un comunicato stampa. L’interrogazione ad oggi non è disponibile sul profilo, ad esempio, di Antonio Tajani, e soprattutto malgrado giri una “copertina” delle famose linee guida, il documento non è allegato da nessuna parte.
E qui, proseguiamo peggio. Ma quindi esistono queste linee guida? Boh. Pare di sì, però, visto che ne vengono riprodotti ampi stralci. Certo non è un bel modo di procedere: ci sono delle linee guida “segrete” che vengono rivelate da una interrogazione che non allega il documento integrale. I giornali esteri scrivono che in Italia i giornali scrivono. Sì vabbè, ma le linee guida? Per ora, non le abbiamo trovate. Devono essere davvero segrete, ma sicuramente qualcuno sarà più bravo di noi. Gli europarlamentari da noi consultati non le hanno mai viste.
Che siano vere o false, mi suscitano una riflessione. Qualche anno fa una scuola di Rozzano decise di cambiare un canto di Natale religioso con un canto laico. La notizia la diede l’ottimo Massimiliano Mingoia. In quel caso era vero: un preside, che poi si sarebbe pure candidato alle elezioni, aveva deciso una variazione. Capiamoci: niente di trascendentale. Venne fuori uno scandalo nazionale. Il Comune di sinistra che abolisce il Natale, sfilata dei leader e vabbè. Ma quello che mi colpì di quel caso erano le interviste, di fatto tutte uguali, che facevano alla numerosissima comunità islamica della cittadina alle porte di Milano.
Tutte le mamme e tutti i papà dicevano la stessa cosa, alla domanda se si sentissero offesi dal fatto che i figli dovevano cantare le canzoncine di Natale su Gesù Bambino. Tutti rispondevano che no, che le canzoncine di Natale andavano non solo benissimo, ma che volevano proprio che i piccoli le cantassero. Perché è un modo per integrarsi nella comunità e soprattutto – con tanto senso comune – perché sono belle e non fanno male a nessuno. Ecco, che esistano o no queste linee guida, il concetto è che Natale non può fare male a nessuno. Salvo che venga usato come una clava da chi vuole difenderlo o da chi invece è seguace della cancel culture.