Caritas, le regole della partecipazione delle donne al mondo del lavoro vanno cambiate

Dal convegno della Caritas Ambrosiana un appello al cambiamento

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Ridurre gli oneri contributivi a carico delle aziende per le madri che tornano a lavorare. È la proposta che la ministra per le Pari opportunità Elena Bonetti rilancia dal convegno della Caritas Ambrosiana. «Quante donne abbandonano il lavoro dopo il primo figlio e non riescono più a rientrare nel mercato? Quante, rimaste senza una autonomia economica, in alcuni casi subiscono anche relazioni violente in famiglia per necessità? Le regole della partecipazione delle donne al mondo del lavoro vanno cambiate in una visione integrale, per questo proponiamo una riforma integrale come il family act e già in questa legge di bilancio prevediamo misure specifiche come la decontribuzione per le madri che rientrano a lavorare», ha detto la ministra. Tanti i temi nella tavola rotonda che si è svolta nel corso dell’assemblea annuale dei volontari e operatori impegnati nei centri di ascolto e servizi della Caritas Ambrosiana presenti nel territorio della Diocesi di Milano. «Per decenni ci hanno raccontato che lo sviluppo economico sarebbe stato anche naturalmente inclusivo – ha osservato Roberto Benaglia, segretario generale FIM CISL -. Le tre crisi degli ultimi 15 anni ci hanno dimostrato che non sta andando così. Per aggiustare il mondo bisogna cambiare. Ma cambiare non significa rottamare quei lavoratori che non sono più adatti. Bisogna aiutare le persone a passare da un posto di lavoro ad un altro, attraverso le politiche attive del lavoro e la formazione affinché la flessibilità non diventi precarietà». Un appello a fare quadrato contro le infiltrazioni malavitose nell’economia del nord ha messo in guardia Vincenzo Linarello, presidente del Consorzio Goel-Gruppo Cooperativo: «La Lombardia ha superato la Calabria per numero di beni sequestrati alla ‘ndrangheta. Dobbiamo fermare lo sciacallaggio che la mafia fa delle piccole aziende in difficoltà. Noi in Calabria abbiamo dimostrato che comportarsi in maniera etica non solo è giusto ma è anche conveniente. Questa è la strada che dobbiamo percorrere anche al Nord». Il dibattito è stato preceduta dall’intervento del cardinale Francesco Montenegro, arcivescovo emerito di Agrigento. «I poveri non sono una appendicite per la Chiesa ma sono la sua ricchezza perché una Chiesa lontana dai poveri è una chiesa senza Dio – ha sottolineato Montenegro -. Dal giorno in cui il Signore ha scelto di nascere in una baracca, Dio va cercato tra la gente che soffre negli ospedali, tra i detenuti nelle carceri, tra i migranti che sbarcano a Lampedusa. Soccorrere i poveri vale quanto spezzare il pane durante la eucarestia». Alle parole del cardinale Montenegro hanno fatto eco quelle del priore di Bose, Luciano Manicardi, intervenuto a conclusione dell’incontro: «Oggi più che aiutare i poveri ci si difende dai loro. I cristiani possono fare la differenza se davvero iniziano a vedere i poveri non come nemici ma nemmeno come casi sociali, piuttosto come fratelli cui offrire amicizia».

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