I paracadutisti della politica

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Tommaso Cerno. Ve lo ricordate? E’ stato l’ultimo di una serie infinita di paracadutati del Pd sul collegio di Milano. Un collegio sicuro, alla Camera, al Senato, alle Europee, grazie a un Partito Democratico locale che – seppure generalmente ignorato, quando proprio non umiliato, dalle logiche nazionali – ha una percentuale come nessun altro in Italia. Non c’è luogo dove il Pd sia forte come Milano, dove sia capace anche di mutare forma. Quaranta per cento per Renzi, poco sotto il 30 con Gentiloni e Zingaretti, oltre il 35 con Beppe Sala. Dove altro in Italia? Eppure, ogni volta che ci sono le elezioni arriva un paracadutato. Cerno è clamoroso: viene eletto, dimentica di versare le quote al partito, e da anni è il parlamentare più assenteista di tutti. Discorsi al Senato? Quattro in tutto, in quasi quattro anni. Una vera vergogna. Vi ricordate pure di Sergio Cofferati? Sindaco di Bologna, poi a vivere in Liguria. Lo candidano a Milano, dove non aveva avuto mai uno straccio di interesse o contatto, come europarlamentare. Eletto, del resto è un collegio sicuro. L’anno dopo esce dal Partito Democratico. Ma ovviamente resta al suo posto, considerato che di fatica per essere eletto ne aveva fatta poca o per niente. E non parliamo di Pierluigi Bersani. Anche per lui legame con il territorio praticamente zero, anche per lui collegio sicuro alle Europee nel 2004. Esce nel 2006 per candidarsi alla Camera. E quelli che avevano fatto campagna per lui? Dimenticati. Ma gli eletti non dovrebbero essere rappresentanti dei territori che li scelgono? Per i paracadutisti questo non vale. Del resto lo dice il nome: si buttano giù, belli sicuri di atterrare, e poi se ne vanno per i fatti loro. Ora, visto che si avvicinano le prossime elezioni, sarebbe da pensarci per tempo e magari mettere un cartello sulle sedi dei vari partiti: non si accettano paracadutisti della politica.

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