I giornalisti da salotto e le piazze che ribollono

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Ma come, non ci avevano raccontato che i cortei no green pass erano fascisti e violenti? Non ci avevano detto che erano “di quella famiglia là”, intendendo della Meloni e Salvini (che pure se li sono colpevolmente coccolati), non ci avevano detto che marciavano con le croci celtiche? L’apice in questo week end, con la manifestazione doverosa, doverosissima, alla Cgil assaltata da questi quattro esagitati. Tutti gli ipocriti di professione (disclaimer: non la gente normale che vi ha partecipato, ma i politici che vi hanno intinto il biscotto della retorica) ci hanno mangiato su in termini di visibilità.

Ci avevano detto: e i titoli dei giornali e dei tg e dei siti web erano stati chiarissimi. Attenzione al pericolo fascista! Attenzione attenzione attenzione. Peccato che bastava esserci stati, in un corteo di Milano, per rendersi conto in modo lampante, che no – di fascisti a Milano pochi e pochissimi. Ma di anarchici e centri sociali sì, e pure tanti. Bastava esserci stati, a Trieste, per capire che c’erano un po’ di ultras, e un bel po’ di gente di sinistra estrema. Basta ascoltare la piazza e ci si rende conto che la protesta sta diventando sistemica. Parte – come abbiamo scritto e detto, ricorda i gilet gialli – da un punto, per arrivare in un altro. I gilet gialli protestavano contro il rincaro della benzina, e sono arrivati a chiedere una piattaforma, senza successo. I no green pass non protestano contro un certificato, anche perché moltissimi sono vaccinati. Ma usano il green pass per altre argomentazioni. Se sia giusto ascoltarle o no, è da capire. Dipingerli come tutti fascisti è sicuramente sbagliato. Ma soprattutto è ipocrita. E l’ipocrisia a me fa salire enormemente la rabbia.

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