La sanità privata di prossimità e la Regione Lombardia

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È indicativo che la festa del Partito Democratico dopo le elezioni a Milano avesse una frasetta nel manifesto peraltro abbastanza scontata: “Prossima fermata Palazzo Lombardia”. Anche il sindaco di Milano Beppe Sala l’ha detto in lungo e in largo: la vittoria in città è il primo passo verso la conquista della Regione. Dopo anni a parlare spasmodicamente di Palazzo Marino, con un gap anche di visibilità enorme, finalmente la politica si sta accorgendo che la Regione è assai più strategica, più ricca, più capace di intervenire sui territori. Dunque, la vera sfida non è Milano 2021 ma Lombardia 2023. Il cerino ce l’ha sia il centrodestra che il centrosinistra. Ma è quest’ultimo che – a mio parere – parte con un problema di fondo che deve risolvere: il proprio progetto sulla sanità.

Come un riflesso condizionato, infatti, il centrosinistra appena affronta il tema della sanità subito aggiunge l’aggettivo “pubblica”. Peccato che per 20 anni i lombardi abbiano votato per la sanità privata. Eppure, una terza via ci sarebbe: quello di rendere raggiungibile a tutti la sanità private. Con modelli che già esistono: risonanze magnetiche a basso costo, laboratori piccoli che spuntano come funghi soprattutto nelle grandi città. Peraltro, sono più “territoriali”. Sanità privata di prossimità, a basso costo. Se la sinistra è furba, sposa questa soluzione piuttosto che trincerarsi nel solito “pubblico e non privato”. Per usare una metafora, la gente non si arrabbia se vede una Ferrari. La gente si arrabbia se non ha la possibilità di comprarsi una Ferrari.

È una delle questioni in campo, quella della sanità. Vedremo se ora delle elezioni ci saranno proposte un po’ più intelligenti del piattume delle elezioni comunali. I Lombardi se lo meriterebbero.

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