Picchia, Peppe Provenzano. Poi si lamenta perché quelli picchiati si incazzano. Chi è Peppe Provenzano? La definizione non è “ex ministro”. La definizione non è “vicesegretario del Partito Democratico” insieme alla per fortuna assai migliore Irene Tinagli. La definizione giusta per Provenzano, provocatoria come dovrebbe piacere a lui, è: picchiatore.
Come altro potremmo definire uno che su Milano diceva, l’11 novembre 2019, poco prima della pandemia, “a differenza di un tempo oggi questa città attrae, ma non restituisce quasi più nulla di quello che attrae”. E ancora: “Intorno a Milano si è scavato un fossato”. Ai tempi era ministro, e viste le polemiche si sentì ovviamente di rettificare, due giorni dopo a RadioPopolare: (“Polemiche inesistenti e infondate, perché con Sala non c’è stato nessun battibecco e nessuna reazione piccata”).
Il 18 giugno scorso ha picchiato Puglisi e Stagnaro, dell’Istituto Bruno Leoni: “A coordinare e valutare la politica economica nella più grande stagione di investimenti pubblici è opportuno chiamare degli ultras liberisti?”, pestò il Provenzano su Mario Draghi. Ma il Foglio lo infilza: “Non risultano proteste quando consigliera economica del premier Conte, quindi con un ruolo più importante, era un membro del cda dell’Enel come Mariana Mazzucato”, scrive Luciano Capone.
E poi, l’ultima sortita: mettere fuori legge il più grande anche perché unico partito d’opposizione, Fratelli d’Italia. Dice Provenzano di Fdi: si “pone fuori dall’arco democratico e repubblicano”. Cioè, tradotto, va sciolta come Forza Nuova. Poi però rettifica (ancora una volta): “Una batteria di attacchi nei miei confronti da Fdi. Chiariamo. Nessuno si sogna di dire che Fdi è fuori dall’arco parlamentare o che vada sciolta”. Rettifica, Provenzano. E’ il suo marchio di fabbrica: picchia e poi rettifica. Chiamatelo, se non vi piace “picchiatore”, almeno “rettificatore”.