0,71%. È il risultato che delude i Socialisti milanesi, che correvano autonomamente insieme ai Liberali e che presentavano come candidato sindaco Giorgio Goggi, urbanista, ex docente del Politecnico ed ex assessore a Palazzo Marino. Contavano di rialzare la bandiera del socialismo milanese dopo tanti anni, nel solco di una tradizione antica e con una proposta articolata per il futuro della città. Ma gli elettori, i pochi che sono andati al voto, li hanno ignorati.
Giorgio Goggi commenta così il voto di domenica e lunedì: “Avevo completato un piccolo libro sulle insidie dell’urbanistica milanese, e così titolato, nel quale esprimevo la convinzione che la direzione di sviluppo presa dell’urbanistica milanese, tra eccesso immobiliare e divisione sociale, avrebbe portato al declino della città. Così, quando i miei compagni furono riusciti nell’impresa di riunire tutte le anime del socialismo milanese, non accasate altrove, e mi chiesero di fare il candidato sindaco, dopo un periodo di incredulità, accettai pensando che sarebbe stato il mezzo per far conoscere alla città i rischi che stava correndo. La lista socialista autonoma, cui si aggiunse una leale e fattiva collaborazione della lista liberale, fu così varata con l’entusiasmo dei militanti. Si era così individuata quella socialdemocrazia liberale che sembra ora apprestarsi a governare la Germania. Durante la campagna elettorale fummo accolti bene da tutti i cittadini contattati, a riprova che l’interdizione nei confronti dei socialisti era ormai caduta. I temi di riflessione che ponevamo sul destino di Milano venivano compresi e condivisi.
Tuttavia, essere partiti minori non ci avvantaggiava sui grandi media, giornali e televisione. E’ stata una sconfitta epocale, non solo nostra, ma di tutti i partiti ad eccezione delle due grandi coalizioni, con un tasso di assenteismo, per Milano, drammatico.
Al di là dell’indubitabile sconfitta questo segnala che ben più di qualcosa, a Milano, non va. Ora spero che le forze che hanno ridato vita ai nostri partiti non demordano e non si disperdano. Avranno il compito di allenare un nuovo candidato sindaco, forte, autorevole, e che sappia parlare anche al cuore, perché la testa non basta. Ne avranno bisogno, perché questa situazione politica procurerà ben altri danni a Milano. L’età avanzata mi protegge, temo però di non essere vecchio abbastanza per non vedere la stella di Milano affossarsi nella sua bolla immobiliare”.