Sull’onda delle proteste del movimento americano “Black lives matter”, nel giugno dello scorso anno, “l’artivista” Cristina Donati Meyer, eludendo la sorveglianza fissa della Polizia, intervenne sul monumento a Indro Montanelli, nei giardini di via Palestro a Milano (ora intitolati al giornalista e scrittore) integrandolo con la bambina dodicenne, schiava sessuale, che Montanelli comprò in Eritrea, durante l’occupazione italiana. “Non occorreva colorare la statua, era sufficiente aggiungere, sulle ginocchia del vecchio, la bambina eritrea di 12 anni della quale abusò da soldato colonialista”, affermò allora l’artista pubblica. Dopo oltre un anno, la riproduzione di quella installazione, sarà esposta, da domani 16 settembre, nell’ambito dell’esposizione permanente “Milano globale. Il mondo visto da qui”, un racconto in cui le storie dei singoli si intrecciano ai grandi processi storici globali. L’esposizione etnografica perm