Comunali Milano, che cosa insegna la vicenda Di Montigny (e Rasia, e Minoli eccetera)

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Ci si stupisce che sempre meno persone vogliano lavorare con la politica, sia in ruoli elettivi (tipo il sindaco), sia in ruoli tecnici (come i dirigenti comunali e regionali). Iniziamo da questi ultimi. Si trovano purtroppo assai spesso dei politici che non studiano, molto spesso mediocri, che nel migliore dei casi (e figuratevi un po’) chiedono loro di prendersi responsabilità per decisioni discutibili, e nel peggiore dei casi (e figuratevi un po’ di più) non chiedono loro niente, rendendo così l’efficacia politica assolutamente nulla. Niente viene deciso, niente viene fatto. Un po’ come quando non arriva niente da approvare in consiglio perché la giunta non ha delibere da portare. Non ve lo diranno, e ci saranno sempre mille mozioni da discutere. Ma accade, e ovunque.

C’è qualcosa anche di peggio, che sta succedendo, e vale sia per i dirigenti sia per i ruoli elettivi. Si chiama “assenza di protezione”. Un qualunque essere umano che si mette in gioco, non lo può fare sempre senza rete di protezione, non può mettere in discussione il proprio lavoro, la propria famiglia, il proprio tempo e la propria reputazione senza avere uno straccio di coordinata. Invece la politica oggi dimostra proprio questo: nessuno si salva perché ha accettato una sfida. Ci si salva – al massimo – perché si lecca il deretano al capo di turno del partito personale di turno.

Quanto sta avvenendo a Milano è il più stringente esempio di quanto dico. Prendono un Rasia, lo buttano nella mischia, lo abbandonano. Prendono una Racca, la buttano nella mischia, la abbandonano (poi magari la provano a recuperare, ma intanto). Prendono un Minoli, lo buttano nella mischia, lo abbandonano (poi magari lo provano a recuperare, ma intanto). Prendono un Albertini, e li abbandona lui perché è furbo. Prendono un Di Montigny e li abbandona lui perché è furbo e perché probabilmente parla con Albertini. Da notare che Rasia, Racca, Minoli, Di Montigny erano tutti disponibili a correre in una sfida difficilissima contro Beppe Sala. Ora, che fine hanno fatto? C’è chi ha perso la faccia, chi ha perso tempo, chi ha perso soldi. In ogni caso, a questi sacrifici non è corrisposto un sistema di “protezione” che una volta i partiti sapevano adottare: se tu ti spendi qui, noi ti garantiamo che non rimarrai a piedi. Fin qui, uno potrebbe anche infischiarsene.

Il problema è che come in tutte le cose è l’esempio che conta: per un Rasia o Di Montigny che non ce la fa, ce ne sono cento che fanno un passo indietro. Perché il problema non è solo lo stipendio da schifo, l’avviso di garanzia assicurato eccetera eccetera. E’ anche e soprattutto che da solo in mezzo al mare dell’opinione pubblica non ci vuole rimanere (e giustamente) nessuno.

 

Comunali Milano, che cosa insegna la vicenda Di Montigny (e Rasia, e Minoli eccetera)

 

 

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