Pubblicare il video della cabina che precipita è giusto, non uno scandalo
Per parlare di questo caso di ieri facciamo un po’ di mente locale. L’11 settembre 2001 moltissimi giornali sono usciti con un’edizione speciale pomeridiana. Me lo ricordo, perché lavoravo al Giorno. La metà dei giornali italiani, almeno, pubblicò lo scatto ravvicinato di persone che si buttavano a testa in giù dalle Torri Gemelle in fiamme. I miei genitori hanno visto senza battere ciglio il corpo accasciato di Rosario Livatino, i cadaveri traforati delle vittime di mafia, seguito la diretta morbosa del piccolo Alfredino che moriva in un pozzo con il mitico Pertini di fianco. Ricordo la strage di Capaci e quella di via D’Amelio: se guardavi bene c’erano le lamiere contorte, il sangue sull’asfalto. Abbiamo visto un jet passare sotto una funivia al Cermis, abbiamo visto le immagini del ponte Morandi crollare, gli occhi dei migranti che affogavano nel Mediterraneo, gli occhi degli eritrei, dei palestinesi, i funerali islamici, i lenzuoli insanguinati di metà del pianeta.
Interesse pubblico, continenza e veridicità: le parole d’ordine del giornalismo
Si chiama giornalismo. Nessuno ha battuto ciglio perché non c’era da battere ciglio. Quelle immagini raccontavano vicende, storie, fatti. Tutti sappiamo che cosa succede nel Mediterraneo, come si affoga. Tutti sapevamo che persone si erano buttate dalle Torri Gemelle. Ma vederle galleggiare nell’aria e sprofondare nell’acqua ci ha impresso nella memoria quell’immagine. I giornali avevano il loro tornaconto a pubblicare? Certo che sì, visto che vivono di copie vendute, dopo che lorsignori hanno levato qualsiasi tipo di aiuto statale, qualsiasi tipo di sovvenzione. I giornali e i giornalisti non sono missioni e missionari: sono gente che lavora, e che va pagata (purtroppo, sempre meno, e pure questo è un segno dei tempi). In fondo, di regole i giornalisti ne hanno abbastanza poche, e le parole d’ordine sono quelle che evitano le querele: interesse pubblico, continenza, veridicità. E quindi: la notizia interessa l’opinione pubblica? E’ espressa senza offendere o indulgere in modi inappropriati? E’ vera o quantomeno verosimile a tutti i controlli effettuabili? Questo fanno i giornalisti: quando hanno una notizia la pubblicano. Quello che fanno gli altri giornalisti, quelli che non hanno mai mezza notizia ma fanno dei bellissimi commenti, è rosicare invece. Criticare, alzare il dito, farsi censori, cacciatori di fake news: a forza di cercare le notizie false non c’è quasi più nessuno che prova a dare quelle vere.
Funivia Mottarone e tg3, l’ipocrisia della procura di Verbania
Già sarebbe difficile commentare l’ondata di ipocrisia imperante, con tutti i benpensanti che hanno messo in loop il video e riempito i social di molte stupidate. Ma quando si legge il comunicato della procura di Verbania che dice di fatto che il video non era pubblicabile, e che depreca l’uscita sulla stampa di quelle immagini, sale la rabbia vera e incontrollabile.
La procura di Verbania, che sa benissimo che a rendere disponibili le immagini sono stati gli organi inquirenti (e chi sennò, il capo della Cia?), mettendole nel fascicolo per gli avvocati, invece di prendersela – se ritiene – con chi ha violato qualche norma (ammesso e non concesso che sia così), fa un comunicato stampa paraculo nel quale si dà la colpa a chi per mestiere deve dare le notizie?
La vicenda della funivia del Mottarone smaschera l’ipocrisia italiana
Questo comunicato apre tutto un altro scenario, tutta un’altra riflessione, anche più complicata di quella prima. L’intreccio tra media e giustizia. Fin quando non si capirà che il problema – gravissimo, gravissimo – non sono i giornalisti che pubblicano gli atti processuali, i verbali secretati, gli interrogatori segreti, i dettagli personali, sessuali, ma la magistratura che rifornisce (addirittura ci sono testate nate all’uopo) e foraggia di dettagli “per influenzare l’opinione pubblica” e per rimuovere ostacoli di varia natura e per mettere pressione alla politica, ci si nasconderà dietro a un dito.
La verità è che dietro la tragedia del Mottarone e la pubblicazione di quel video c’è tutto. L’ipocrisia dei giornalisti con i giornalisti, dell’opinione pubblica morbosa con se stessa e soprattutto della procura che usa la stampa per farsi gli affari propri sempre e comunque. Se di qualcosa bisogna scandalizzarsi, è di questo.
Funivia Mottarone e tg3, ecco perché è giusto pubblicare il video della cabina che precipita