La realizzazione in Lombardia di un Centro nazionale per le malattie infettive. La medicina del lavoro e dello sport, ma anche la sanità di montagna, delle professioni sanitarie e la farmacia dei servizi. Questi i principali temi al centro della delibera approvata dalla Giunta regionale su proposta della vicepresidente e assessore al Welfare, Letizia Moratti, che integra le Linee di sviluppo della riforma della Legge 23. “La nostra proposta – spiega Letizia Moratti – non è un documento blindato calato dall’alto, ma un work in progress che possiamo e vogliamo integrare grazie al lavoro della Commissione e delle varie audizioni. Fin dai primi passi del percorso ho sottolineato l’importanza del confronto, del recepimento di istanze e suggerimenti del territorio. Oltre alla capacità di arrivare alla stesura definitiva di un documento che affronti le varie aree tematiche anche in considerazione del momento che stiamo vivendo e delle ricadute che la pandemia ha portato”. L’approccio ‘One Health’ che si intende adottare in Lombardia è coerente con le priorità di intervento che ha fatto emergere la pandemia. La Lombardia, già con la delibera di indirizzo per la programmazione 2021, ha previsto l’istituzione di un ‘Centro di riferimento nazionale per la prevenzione e il controllo delle malattie infettive’ e, ospitando già centri di ricerca avanzata riconosciuti a livello internazionale, è sicuramente la sede ideale. Qui sarebbe sicuramente garantito il necessario raccordo tra risultati della ricerca e la sua applicazione nelle azioni di governo in relazione alla tutela e promozione della salute. Il Centro ha l’obiettivo di indirizzare scelte e programmi per la promozione della salute, rendendo strutturato e stabile il confronto multi-istituzionale e multidisciplinare finalizzato alla tutela sostenibile e resiliente delle risorse del pianeta. Le sue attività hanno la finalità di affrontare e prevenire possibili pandemie come quella da Covid-19. “Per fronteggiare la presente e le future pandemie – aggiunge l’assessore al Welfare – oltre ad altri problemi molto importanti posti dalle malattie infettive, serve un Centro di ricerca transnazionale che identifichi i nuovi meccanismi di malattia (cercando di capire perché il Covid negli anziani è mortale), che monitori le basi della resistenza agli antibiotici e integri sotto il termine di ‘One Health’ le esigenze del mondo produttivo, della medicina veterinaria e della tutela dell’ambiente”. La nuova realtà dovrà proporsi come: Centro di diagnostica molecolare, che si occupi del tracciamento di nuovi virus, varianti e batteri antibiotico resistenti che dovessero emergere; Centro di ricerca epidemiologica che raccolga, elabori, interroghi e metta a disposizione della comunità scientifica i dati epidemiologici sulle malattie infettive di 10 milioni di cittadini, Centro di ricerca clinica in grado di tradurre attraverso trial clinici, anche di fase I, i risultati della ricerca in ambito diagnostico e terapeutico in risultati concreti per la salute. “Con questa nuova struttura – continua Moratti – vogliamo essere pronti per le nuove pandemie e le code pandemiche attraverso un progetto di ampio respiro. Credo molto nel progetto e spero che tale visione venga condivisa anche dal Governo”. Le ulteriori integrazioni approvate in Giunta riguardano medicina dello sport, del lavoro, professioni sanitarie, farmacie dei servizi e sanità di montagna. La pratica sportiva e l’attività motoria sono ormai riconosciute come elementi essenziali di un corretto stile di vita. La revisione della legge dovrà accompagnare e consolidare anche lo sviluppo di una visione moderna e attuale che vede l’attività sportiva e motoria quale parte integrante dei percorsi di cura e riabilitazione, non solo come attività complementare a un corretto stile di vita. La pandemia ha riportato all’attenzione l’importanza della medicina del lavoro in termini di prevenzione da malattie correlate e soprattutto da infortuni gravi e mortali. Dopo il picco pandemico, con la produzione di linee guida sui corretti comportamenti e sull’utilizzo dei dispositivi di protezione individuali, e il lockdown con la ripresa delle attività produttive, è tornato al centro del dibattito il valore della prevenzione e della formazione dei lavoratori a tutela della loro salute e salubrità. La revisione normativa dovrà porre nella giusta evidenza quest’area, quale indispensabile strumento che consenta di accompagnare la ripresa delle attività delle imprese con la salute dei lavoratori. La legge regionale n. 23/2015 ha previsto nel Sistema socio-sanitario lombardo la valorizzazione delle sue professioni. Tuttavia il potenziamento delle strutture territoriali, che pone al centro l’integrazione dei professionisti alla continuità dei percorsi di cura e riabilitazione, impone un ulteriore e accresciuta attenzione alle professioni infermieristiche, di tecniche sanitarie, della riabilitazione e della prevenzione. La legge dovrà dunque prevedere il coinvolgimento di tutta la filiera professionale per assicurare quella multidisciplinarietà e quella multi-professionalità in grado di garantire sempre meglio il percorso di cura completo che si realizzerà nelle Case della comunità e negli Ospedali di comunità. La legge regionale di revisione dovrà prevedere inoltre un maggior coinvolgimento dei rappresentanti delle professioni sanitarie nell’ambito della programmazione regionale. A tal fine dovrà essere previsto un organismo che consenta la partecipazione dei loro Ordini nelle fasi propedeutiche alle scelte programmatiche. La farmacia è un punto di riferimento capillare per il cittadino e durante la pandemia ha dimostrato a pieno il suo ruolo. Numerosi i servizi offerti anche in pandemia: tamponi, prenotazione visite, esecuzione vaccini (dal 2021), raccolta autocertificazioni da reddito per fruire dell’esenzione, punto di raccolta per lo screening del colon-retto, distribuzione di ausili diabetici per conto di Regione e distribuzione di ausili per stomizzati. Senza dimenticare il ruolo in materia di contatto informativo. Tali funzioni dovranno dunque trovare adeguata valorizzazione nel percorso di revisione della legge regionale 23. La legge regionale 23/2015 ha posto in luce la peculiarità territoriale rappresentata dall’area montana dove sviluppare e implementare particolari modelli gestionali, organizzativi e aziendali. In questi anni si è evidenziata la necessità di individuare per questi territori degli strumenti adeguati a garantire la presenza capillare dei servizi, capaci di attrarre i professionisti e di assicurare le cure necessarie su un territorio molto vasto e non densamente popolato, rispondendo alle esigenze dei cittadini.